23 marzo 2009

Muziic: rivoluzione o solita vecchia storia?

La notizia sta rimbalzando di sito in sito, ormai da qualche settimana. Ha fatto anche una veloce apparizione nelle grandi testate giornalistiche, ma poi è tornata nel limbo delle rivoluzioni annunciate, quelle di cui molto spesso - non sempre - non si sente parlare più.

Si tratta di Muziic, una ideuzza semplice semplice ma che ha del geniale. In poche parole, si tratta di un player (in stile Winamp, per capirci), che anzichè riprodurre musica dal PC, si connette a YouTube e va a pescare tra i video caricati la musica che l'utente sta cercando. Esempio stupido: ho voglia di sentire qualche canzone degli U2 , apro Muziic, digito "U2" e mi vengono presentati i risultati. Ne scelgo uno, clicco e il brano parte. Posso ascoltare solo l'audio o vedere in piccolo anche il video, ma naturalmente l'idea si fonda sull'ascolto della sola musica, altrimenti è meglio aprirsi YouTube.

Semplice semplice, dicevo. In effetti poco cambia nella sostanza ("cerco in YouTube e ascolto" è uguale a "cerco in Muziic e ascolto") ma cambia sottilmente il concetto: Muziic somiglia molto più ad una radio che ad un sito internet. Posso mettere il player in sottofondo con la mia playlist senza aprire il browser e senza caricare contenuti, commenti, pubblicità. Un sistema che, tra l'altro, si affida al più grande archivio musicale di internet. YouTube ospita non solo video "ufficiali" ma tonnellate di contenuti rari: live, spezzoni televisivi, filmati amatoriali.

Insomma, il classico uovo di Colombo che in rete ha già reso miliardari alcuni ex nerd. Ora però, per decretarne obiettivamente il successo, bisognerà vedere se l'idea riuscitrà ad attecchire in modo stabile tra gli utenti e se YouTube (che poi è Google) non lo stroncherà sul nascere.

Cosa venga in tasca agli artisti, non l'ho ancora capito. Immagino, come al solito, nulla.

18 marzo 2009

A Factory Box Set

Chi tra i miei lettori non conosce la Factory Records alzi la mano. E se anche credete di non conoscerla, scommetto che avete almeno uno dei dischi che ha pubblicato.

A chi proprio non associasse nulla a questo nome, o a chi stesse facendo confusione con l'omonima Factory di Andy Warhol, ricordo che stiamo parlando di una delle più gloriose etichette indipendenti inglesi nate nel boom del punk e del post-punk.

E' una storia che si svolge sullo sfondo di Manchester, inizia nel 1978 e trova il punto di avvio in quattro fondatori: Tony Wilson, Alan Erasmus, Peter Saville e Martin Hannett.

La Factory fu innanzi tutto la casa discografica di Joy Division, A Certain Ratio, Durutti Column, Section 25.

Ma la Factory fu anche l'Hacienda, una discoteca nella quale furono celebrati concerti straordinari ed a tutt'oggi avvolti da un'aura di mito.

Nella seconda metà della sua storia, la Factory fu la spinta propulsiva della nuova ondata pop elettronica che si identificò con i New Order e con nomi come Happy Mondays.

Infine, la Factory fu anche un laboratorio che si estese ad aspetti che andavano oltre la musica. Le copertine di Peter Saville sono solo uno degli esempi di una ricerca grafica e concettuale, estremamente moderna e ampiamente saccheggiata negli anni successivi.
Non per nulla, nella discografia della Factory alcuni numeri di catalogo sono occupati da poster, flyer, eventi: FAC 1 è un poster di Peter Saville; FAC 21 è un badge con il logo dell'etichetta.
Un bellissimo sito raccoglie le riproduzione di tutte le uscite del catalogo Factory.

Communication 1978-92, uscito con un po' di ritardo rispetto al vero trentennale dell'etichetta, è un tentativo di racchiudere in cofanetto la storia gloriosa della Factory attraverso i brani di maggiore successo affiancati ad altri meno noti ma decisamente rappresentativi. In 4 CD dunque si alternano non solo i nomi già citati, ma anche meteore del post punk come Crispy Ambulance, Minny Pops, The Names, o personaggi che con l'etichetta hanno pubblicato molto poco, come Cabaret Voltaire e Orchestral Manouvres In The Dark.

Inutile sottolineare quanto quest'oggetto sia fondamentale per chiunque abbia a cuore la new wave e il post-punk in generale. I primi due CD, in particolare, raccolgono numerosi brani non recuperabili in altro modo. Segnalo inoltre lo splendido libretto, davvero sopra la media per qualità della carta e della stampa, che contiene un lungo preambolo di Paul Morley, le copertine di tutte le release contenute nella raccolta e una interessante spiegazione brano per brano.

Un omaggio ad una storia gloriosa che per molti dei protagonisti si è definitivamente conclusa: Martin Hannett se n'è andato nel 1991, Tony Wilson nel 2007.
Per chi desiderasse approfondire questa storia, ci sono il film 24 Hour Party People, un curioso misto di cronaca e immaginazione, e Control, la pellicola realizzata da Anton Corbjin sulla storia di Ian Curtis. Fatevi anche un giro sul sito Cerysmatic Factory, oltre che al vecchio sito della label ed alla estesa discografia già linkata.