16 maggio 2010

Il ritorno di Brendan Perry

Noto soprattutto per la straordinaria carriera con i Dead Can Dance, il membro fondatore Brendan Perry si era cimentato da solo soltanto nel 1999, con l'onesto ma non sbalorditivo Eye Of The Hunter.

Torna adesso con il secondo lavoro Ark, un'opera che si discosta dalla prima e torna in modo abbastanza evidente alle atmosfere del gruppo di origine, pur con soluzioni originali e aggiornate ai tempi.

Se l'opener Babylon, con tanto di intro alla Twin Peaks e percussioni che non possono non far pensare al primo album dei Dead Can Dance, è un totale tuffo nel passato, la successiva The Bogus Man si apre con inaspettate sonorità dance, salvo poi ripiegare su terreni più familiari al nostro quando il brano si apre al cantato.

Un'alternanza di suoni orchestrali, synth, sequencer e ritmi elettronici che si ripete in tutto l'album, con il risultato di donare all'insieme una varietà sonora tanto più apprezzabile quando è accompagnata dall'inconfondibile e rassicurante voce di Perry, in grandissima forma sia come interprete che come autore.

Un disco che punta certamente molto sull'effetto nostalgia, ma diciamoci la verità: che senso avrebbe se un artista che riesce a fare un disco come questo, non lo facesse esattamente così?

Nota tecnica sulla confezione: bello il cartonato, evocativa la bella foto di copertina, peccato che il bel libretto completo di testi sia disponibile solo sul sito ufficiale.

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