10 luglio 2010

Danzig is back (and almost good)

Autori di almeno 4 dischi classici per la storia del metal, i Danzig - capitanati da quel Glenn Danzig già mitico frontman dei Misfits e dei Samhain - erano ormai da diversi anni relegati ad una specie di triste dimenticatoio per vecchie glorie. Nel tentativo di attualizzare il proprio sound, il buon vecchio Glenn pareva aver perso la bussola tra campionamenti, elettronica ed effettacci che poco si conciliavano con la classica miscela blues/hard/metal di sabbathiana memoria che aveva caratterizzato la prima produzione.

Deth Red Sabaoth giunge dopo 6 anni di silenzio (se non si considera una compilation di "lost tracks" pubblicata nel 2007) ed è un chiaro ritorno sui propri passi: riappaiono le sonorità tipiche dei primi 4 album dei Danzig, con un livello di scrittura piuttosto buono ed anche una prova vocale più che discreta da parte di un Gleen Danzig redivivo.

Merito forse anche della band, totalmente rinnovata, con il batterista dei Type'O'Negative Jhonny Kelly dietro le pelli e il leader dei Prong Tommy Victor alla chitarra, praticamente un super-gruppo. Il basso è stato diviso tra Danzig e Victor, essendo al momento la band mancante di un bassista in pianta stabile.

Il disco è ben arrangiato , ben suonato e decisamente più energico di qualsiasi disco di Danzig dopo il quarto. Non contiene nulla che possa sopravanzare i classici, ma brani come On A Wicked Night o Ju Ju Bone (solo per citare i primi due singoli) vi faranno ricordare come mai questo tizio bassino, imbolsito e invecchiato è stato una icona del punk prima e del metal poi.

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