18 novembre 2012

Nuovo Wovenhand, con furore

Quando arriva qualcosa a nome Wovenhand, o con lo zampino di David Eugene Edwards, mi fiondo senza troppa riflessione.

E quindi eccomi tra le mani il nuovo album, che si presenta col brillante titolo The Laughing Stalk * e con una parimenti brillante (in senso fisico) copertina dai toni cangianti che  mal si presta ad essere riprodotta in foto (maneggiare per credere).

Due segnali fanno comprendere quale fosse la voglia di novità di Edwards per questo sesto album. Il primo è la produzione affidata ad Alexander Hacke (noto soprattutto per la militanza negli Einstürzende Neubauten); il secondo è la rivoluzione dell'organico, che vede la dipartita di Pascal Humbert (già nei 16 Horsepower, in formazione Wovenhad dai tempi di Mosaic), sostituito dal nuovo bassista Gregory Garcia Jr, e l'ingresso del secondo chitarrista Chuck French.

Grazie a queste novità, Laughing Stalk suona decisamente più duro e rumoroso della media degli album precedenti, affiancandosi forse al solo Ten Stones che nel 2008 aveva rappresentato una variante più robusta del classico mix di folk, reminiscenze gothic e alt rock all'americana tipico della band.

Il risultato mi trova però solo parzialmente soddisfatto. Pur apprezzando l'idea di non ripetere stancamente la propria formula, trovo che gli arrangiamenti e in particolare l'arricchimento del suono con la seconda chitarra non siano sempre funzionali all'equilibrio delle composizioni. Funziona alla perfezione sulla traccia di apertura Long Horn, o sul country-punk alla Gun Club di As Wool, ma lascia qualche perplessità su brani come In The Temple che avrebbe forse goduto maggiormente del solito trattamento Wovenhand.

Il meglio questa formazione lo dà probabilmente nell'intensa, cupa e ipnotica Maize, ma anche nella conclusiva e più variegata Glistening Black, ottimo epitaffio per un'opera forse un po' fuori fuoco ma che evita brillantemente il ristagno che si poteva temere dopo The Threshingfloor (un album che, come dicevo due anni fa, sapeva molto di già sentito).



* (storpiatura dell'espressione idiomatica laughing stock che sta ad indicare lo "zimbello del paese", un modo di dire derivante dall'abitudine tardo medievale di assicurare per le caviglie o per i polsi ad assi di legno - gli "stock", appunto - coloro che per colpe di non grave entità venivano esposti al pubblico ludibrio agli angoli delle strade).

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