27 gennaio 2013

Voivod: Target Earth

Usciti da una sorta di lunga elaborazione del lutto (il chitarrista Denis "Piggy" D'amour è morto nell'ormai lontano 2005), durante la quale hanno pubblicato due album basati sulle registrazioni lasciate dallo stesso Piggy, i canadesi Voivod hanno alla fine trovato forze e slancio per una nuova rinascita.

Rientrato il bassista storico Jean-Yves "Blacky" Theriault, assorbito come membro stabile il chitarrista Daniel "Chewy" Mongrain, il quartetto (che si completa con il batterista Michel "Away" Langevin, unico stabile in formazione dalla fondazione della band, e il cantante Denis "Snake" Belanger) ha appena rilasciato, dopo una serie di tour, il primo album di inediti dopo 4 anni dal precedente Infini.

Target Earth per molti suonerà come un grande ritorno, soprattutto per coloro i quali non avevano apprezzato la produzione recente, pregevole ma molto semplificata nelle strutture e lontana da quel misto di trash, prog e psichedelia che era stato il marchio di fabbrica del gruppo negli anni '80 e nei primi '90.

L'album ritorna invece a stile e sonorità che non si ritrovavano nella loro produzione da The Outer Limits, e sprigiona potenza, inventiva e passione da tutti i pori. La sezione ritmica è spaventosa. Away ci ha abituati in tutti gli album al suo drumming preciso, solido e musicale, ma qui è soprattutto evidente il grandissimo lavoro di Blacky, le cui linee di basso possenti, intricate e aggressive sono onnipresenti e altissime nel mix, senza mai stancare e senza suonare sbruffone. La cosa impressionante è la resa del bassista dal vivo: nella serata al Bloom di Mezzago qualche mese fa mi è apparso come una macchina instancabile e precisa. Snake offre una prova eccellente e nonostante siano passati trent'anni dagli inizi la sua voce suona ancora come quella di un giovane punk inferocito, un vero marchio di fabbrica. Ma ancora più sorprendente è il lavoro di Chewy, che è riuscito in un'impresa impossibile: prendere il posto di Piggy, assorbirne in parte lo stile originalissimo, e in parte metterci un po' del suo, con risultati davvero al livello dello stesso predecessore. Evitare sia di clonarlo, sia di deludere i fan con uno stile troppo diverso, non era impresa che potesse riuscire a molti. Le linee di chitarra sono sempre angolari, psicotiche quanto si addice ad un album dei Voivod, piene di sorprese, e la scelta dell'effettistica non lascia mai delusi.

In un disco del genere è difficile individuare uno o anche più brani migliori degli altri: mi viene da citare quello più sfacciatamente prog, Mechanical Mind (ma forse dipende dal fatto che è quello diffuso prima dell'album e quindi più assimilato) oppure le cattivissime Kluskap O’Kom e Corps Étranger, o ancora la stessa title track, ma ogni pezzo del disco è una vera delizia per gli amanti del metal. Accendete i motori e godetevelo nel viaggio verso il pianeta al quale evidentemente i nostri desiderano ancora approdare, nonostante tutto.

01.  Target Earth   6:04
02.  Kluskap O'Kom   4:24
03.  Empathy for the Enemy   5:46
04.  Mechanical Mind   7:35
05.  Warchaic   7:01
06.  Resistance   6:45
07.  Kaleidos   6:27
08.  Corps Étranger   4:35
09.  Artefact  6:26
10.  Defiance   1:32

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