16 febbraio 2013

Sotto casa c'è il bel disco di Gazzè

Di Sanremo non ce ne frega notoriamente nulla, ma qualche anno capita anche che l'esibizione di un cantante in gara coincida con l'uscita di un bel disco.

Gazzè è all'ottava prova di studio, lo seguo dal primo album, e speravo che dopo alcuni tentennamenti visti nel precedente Quindi? riproponesse quel mix di sperimentazione, rock e gusto originale per l'arrangiamento che avevano benedetto Tra L'aratro E La Radio.

Invece Max mi ha spiazzato e ha tirato fuori un disco che suona forse meno originale di alcuni altri suoi, ma molto maturo, profondo, bello, solido come una roccia e resistente a numerosi ascolti ripetuti.

Dieci tracce per meno di 40 minuti, Sotto Casa è un disco che lascia poco spazio a frizzi e lazzi (che furono comunque di eccelsa qualità in alcuni vecchi brani di Gazzè), concede pochissimo alla "leggerezza" e punta su una materia nostalgica, a tratti amara, non seriosa ma spesso molto seria. C'è un'atmosfera adulta, anche dove si parla di argomenti triti come gli amori finiti o banali come le discussioni di coppia. E i testi, sempre brillanti, offrono stavolta in minore percentuale gli abituali raffinati giochi funambolici - che pure affiorano qua e là - ma scavano spesso in maggiore profondità, laddove non si spingono adddirittura verso una spiritualità che finora pareva esclusa dal repertorio Gazzè (il quale, ricordo, scrive quasi tutti i brani con il fratello Francesco).

Musicalmente la qualità è altissima, nelle scelte armoniche mai scontate, negli arrangiamenti curati all'inverosimile, ma anche nei fraseggi di basso che sporgono dalle trame ritmiche e nell'uso del moog e degli archi - che per una volta non sembrano una roba spalmata lì perchè con Sanremo ci stanno bene.

E poi lasciatemelo dire: in un momento in cui non riesco ad ascoltare quasi nulla, questo disco è stato una carezza di cui avevo disperatamente bisogno. E dunque, grazie, Max.

Nessun commento: