20 maggio 2013

Karl Hyde, Edgeland

Amo davvero il suono della voce di Karl Hyde, sin dai tempi della scoperta dei fantastici Freur a fine anni '80 (si, con un certo ritardo, grazie Luke!). Con la gioia accessoria di una seconda ri-scoperta, quando rimasi invischiato negli Underworld della seconda metà degli anni '90, solo per scoprire che c'era la stessa persona dietro quell'affascinante macchina da sogni ballardiani elettronici, che ha disegnato il paesaggio sonoro di fine millennio.

Mi spiace dunque ammettere che, nonostante mi ci sia messo d'impegno, non sono riuscito ad apprezzare troppo la sua prima opera solista.

Edgeland è sostanzialmente un album di canzoni, senza troppi rimandi allo "stile Underworld": Hyde ha voluto un album da cantante, anzi come diremmo in Italia, da "cantautore". Voce in primo piano, dunque, musica nata in solitudine probabilmente con un'acustica o al piano, poi infilata successivamente in strutture che in maggioranza si piegano al testo, e vestita di sonorità che seppure curate maniacalmente non diventano mai protagoniste della scena, ma restano sempre funzionali al brano.

Tutto questo è perfettamente sensato e coincide esattamente con quanto mi attendevo. Il problema sta nel fatto che l'album scorre via troppo lento, con soluzioni molto ripetitive, ed offre solo una manciata di attimi davvero memorabili. Mi pare che il classico flusso di coscienza alla Hyde non si adatti troppo ad una raccolta di canzoni, oppure che il cantante semplicemente non sia riuscito a scrivere un numero sufficiente di canzoni degne di nota. Ed è una occasione sciupata, perchè c'è classe da vendere, e forse una più accorta scelta delle strutture avrebbe giovato. Bellissima ad esempio l'apertura col primo brano The Night Slips Us Smiling Underneath It’s Dress, dove l'amalgama sonoro e il suono della voce rasentano la perfezione, ma per il sussulto successivo si deve attendere quasi in chiusura Shadow Boy, che offre uno sviluppo dinamico in crescendo e finalmente strappa un sorriso di approvazione.

Forse il desiderio di suonare sufficientemente pop, o quello di non suonarlo troppo, hanno nuociuto all'equilibrio dell'album. Stranamente, uno dei brani che mi hanno colpito in modo più favorevole è incluso solo nell'edizione deluxe: Dancing On The Graves Of Le Corbusier’s Dreams smuove un po' le acque e restituisce vitalità ad un album altrimenti davvero troppo statico.

Non ho visto il film sul DVD dell'edizione Deluxe; ma conoscendo le precedenti opere visuali di cui si è occupato Hyde, potrebbe essere più interessante dell'album. 

CD
01. The Night Slips Us Smiling Underneath It’s Dress
02. Your Perfume Was The Best Thing
03. Angel Cafe
04. Cut Clouds
05. The Boy With The Jigsaw Puzzle Fingers
06. Slummin’ It For The Weekend
07. Shoulda Been A Painter
08. Shadow Boy
09. Sleepless
10. Dancing On The Graves Of Le Corbusier’s Dreams (Deluxe Edition Bonus Track)   
11. Final Ray Of The Sun (Deluxe Edition Bonus Track)
12. Out Of Darkness (Japan Only Deluxe Edition Bonus Track)
13. Cascading Light (Japan Only Deluxe Edition Bonus Track)
14. Slummin’ It For The Weekend (Deluxe Edition Bonus Version Mixed By Brian Eno)
15. Cut Clouds (Figures Remix) (Deluxe Edition Bonus Track)
   
DVD (Deluxe Edition)
The Outer Edges (Edgeland Version) (A Keran Evens Film)

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