5 settembre 2010

O.Children


Nell'acquazzone di band che seguono il filone "neo wave" (l'etichetta è orrenda ma se ne avete di migliori suggerite pure) ogni tanto mi appassiono ad un album in particolare, senza neppure sapermene spiegare le motivazioni. Era successo col primo dei White Lies, quest'anno è toccato invece a questo dischetto dalla copertina intrigante (ma se dovessi giudicare dalle copertine, prenderei abbagli catastrofici).

La formula sembra piuttosto semplice e già sentita, una solida base ritmica con giri di basso in primo piano, chitarra presente ma non necessariamente prima donna, synth che accennano brevi riff che aggiungono suggestioni orecchiabili, insomma tutte cose che riconosciamo, ma è la voce sicura del cantante Tobias, un baritono dalle vibrazioni giuste, che pone alla fine l'album una spanna sopra molti altri.

Fanno la propria parte, ovviamente, anche solidità di scrittura e attenzione maniacale negli arrangiamenti. Difficile scegliere i momenti migliori, ma vi consiglio di dare un orecchio al brano di apertura Malo o al singolo Death Disco Dancer; se vi incuriosiscono, l'album potrebbe interessarvi.

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