16 giugno 2011

Gavin Friday is no more a Virgin Prune

Chi ricordasse Gavin Friday soltanto come il cantante dei Virgin Prunes, potrebbe considerare l'idea di stare assolutamente alla larga dal suo nuovo album Catholic.

O almeno, dovrebbe considerare alcune cose prima di azzardare l'ascolto: uno, che il buon Friday non ha più nulla, ma proprio nulla, dei tempi di If I Die I Die; due, che questo è un disco pop; tre, che questo è un disco pop molto, ma molto noioso.

Nell'elenco ho mancato di dire che col passare degli anni il nostro ha tentato in qualche modo di aderire alle sembianze del vecchio amico Bono; non mi sembrava carino dire un'altra cattiveria in fila.

D'altronde, la carriera solista di Gavin Friday è stata aspramente criticata in passato, sia per il distacco completo dalle sue origini, sia per l'eccessiva levigatura delle sue produzioni, che spesso rasentano il kitsch in quanto a coretti (che sono la cosa che più rammenta Bono) e arrangiamenti leziosi e artefatti.

L'album precedente, che risale addirittura a 16 anni fa, era stato Shag Tobacco, che pur con i difetti sopra citati, conteneva episodi interessanti e sulla distanza merita forse una certa rivalutazione. Catholic riparte da quel disco ma ne smussa qualsiasi angolo, lo priva di quasi ogni vitalità, e ci restituisce una raccolta (a parte un paio di episodi) di brani sussurrati, mormorati, accompagnati spesso dall'orchestra, languidamente costruiti attorno a ritornelli talmente orecchiabili da essere subito dimenticati.

Non è un ascolto sgradevole, ma l'appiattimento dei toni e la mancanza di una vera e propria vena compositiva ne fanno un'opera sostanzialmente inutile. Peccato, perchè delle potenzialità ancora ci sono, ma forse è meglio che Friday le sfrutti nelle colonne sonore, con le quali sembra invece ottenere discreto successo (vedi l'esempio di In The Name Of The Father).

PS: la bella cover del disco ha il suo perchè nei testi, che sono il vero punto forte dell'album. Friday, che è irlandese, usa la parola "catholic" (minuscola) con accezioni che per un italiano sono difficili da cogliere.

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