12 giugno 2010

Settimo album per i Chemical Brothers

Further segna il capitolo numero sette nella ormai quindicinale carriera dei Chemical Brothers.

Sembra vicinissimo e lontanissimo il giorno in cui ascoltai il devastante Dig Your Own Hole, uno dei dischi che hanno segnato la storia mia personale e della musica dei '90.

Pionieri della fervente scena big beat, i due musicisti londinesi hanno continuato, dopo l'enorme successo di quell'album, sfornare ad intervalli regolari dischi che non hanno più raggiunti i vertici iniziali ma sempre ricchi di spunti interessanti.

La formula è stata via via rivisitata senza scossoni improvvisi ma con la sapienza di chi non vuole ripetersi a tutti i costi: da Surrender a We Are The Night si sono trovate sempre meno "big drums", una pacata introduzione di elementi electro più tradizionali, il ritorno occasionale in territori psichedelici.

Further a sua volta scarta di lato rispetto al predecessore e punta su un sound molto cosmico e di discendenza quasi kraut. Totalmente padroni dei sintetizzatori, che spremono in tutti i modi immaginabili, i due rinunciano alle collaborazioni alle quali ci avevano abituati e si riappropriano totalmente del desk, sfornando un album che potrebbe essere un manuale techno-psichedelico per il terzo millennio.

Qui però salta fuori il paradosso: i Chemical sono incollocabili nel tempo eppure suonano così pervicacemente 90's...

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