30 novembre 2011

Voivod Live

Il 2011 ha visto due uscite per i Voivod: prima il live Warriors of Ice, che testimonia una performance del dicembre 2009, e poi il leggendario demo To the Death, registrato nell'ormai lontano 1984.

Il live si avvale dell'ultima della riunita formazione (quasi) originale che comprende Snake, Away e Blacky. Il compianto Piggy è sostituito da Daniel Mongrain, un chitarrista tecnicamente dotato e perfettamente in grado di riprodurre con perizia note e sonorità del suo monumentale predecessore, ma come è ovvio traspare qua è là uno stile personale, differente, e ci mancherebbe. Piggy era un esemplare unico, un innovatore capace di invenzioni e performance mai banali. Il confronto sarebbe terrificante per chiunque e non sarà stato facile accollarsi il compito.

Il vero problema del disco però è una qualità sonora sorprendentemente scarsa, tanto da suonare come una specie di bootleg ufficiale. Se avete il DVD Tatsumaki uscito di recente, forse vi conviene soprassedere. Se siete dei completisti, e non temete di sorbirvi un audio non esattamente cristallino e corposo, buttatevi pure. La band è in forma eccellente e dopo un paio di brani potreste pure abituarvi ad ascoltare un loro concerto dalla cornetta del telefono.


To the Death 84 è tutta un'altra storia. Registrato in presa diretta agli albori della band, è praticamente un live senza pubblico. Paradossalmente, la qualità audio è accettabile, anzi pure migliore di quella di Warriors of Ice. La band è fotogafata nello sviluppo del suo personalissimo trash-punk degli esordi, ancora grezza ma tutt'altro che acerba. La formazione è quella che darà alla luce War And Pain: Away, Piggy, Blacky e Snake.

Vengono snocciolati vari brani che finiranno nel disco d'esordio, altri che resteranno inediti, e tre cover (una dei Mercyful Fate e due dei Venom). Proprio nei Venom si può ancora riconoscere qui la maggiore influenza sui quattro canadesi, con spruzzate di harcore punk e della NWOBHM più dura. A partire dal terzo album queste sonorità si diluiranno in altre influenze più prog e psichedeliche, ma la furia degli esordi non verrà mai dimenticata.

Personalmente, questo demo mi sembra quasi più convincente dello stesso primo album, per energia, solidità e ferocia generale. E questo, a differenza del live 2011, è invece un acquisto consigliatissimo.


Warriors of Ice tracklist:

01. Voivod 04:36
02. The Unknown Knows 04:41
03. The Prow 03:46
04. Ripping Headaches 03:33
05. Ravenous Medicine 04:33
06. Tribal Convictions 05:29
07. Overreaction 05:25
08. Panorama 03:10
09. Global Warning 04:17
10. Treasure Chase 03:33
11. Tornado 06:56
12. Nothingface 04:26
13. Brain Scan 05:13
14. Nuclear War 05:17
15. Astronomy Domine (Pink Floyd cover) 06:49

To The Death 84 tracklist:

01. Voivod 04:24
02. Condemned to the Gallows 04:56
03. Helldriver 03:58
04. Live for Violence 05:19
05. War & Pain 04:54
06. Negatation 01:54
07. Buried Alive (Venom cover) 03:40
08. Suck Your Bone 03:39
09. Blower 03:11
10. Slaughter in a Grave 04:37
11. Nuclear War 07:27
12. Black City 05:33
13. Iron Gang 04:49
14. Evil (Mercyful Fate cover) 03:51
15. Bursting Out (Venom cover) 02:50
16. Warriors of Ice 05:11

22 novembre 2011

E tornano anche i Magazine

Ed ecco qua anche loro, i mitici Magazine, redivivi dopo ben 30 anni.

Sembrava impossibile (Paul Morley aveva dichiarato che dava più probabile la glaciazione dell'inferno che una loro reunion), ma dopo la riformazione del 2009, per una lunga sequenza di live molto ben accolti dal pubblico, ora arriva anche un nuovo album di studio.

La formazione non è esattamente quella originale, ma comprende Devoto, Formula e Doyle (voce, tastiera e battiera), un ottimo 3 su 5. Il bassista Barry Adamson aveva partecipatop al tour, ma ha poi preferito lasciare per dedicarsi al suo impegno principale, che sono ormai le colonne sonore. Lo ha sostituito Jon "stan" White, mentre al posto del chitarrista John McGeoch, deceduto nel 2004, c'è Noko, già nei Luxuria con lo stesso Devoto, poi negli Apollo 440 - di cui fa ancora parte - e in un numero incredibile di altre band.

Uscire con un nuovo album a 30 anni di distanza dall'ultimo non è una passeggiata. Soprattutto per una band che ha uno status di culto come quello dei Magazine, e i cui primi 4 album sono considerati dei capolavori del post-punk (e non solo). Mi sono dunque accostato a No Thyself con cirscospezione, senza farmi troppe illusioni, attendendomi un risultato deludente a prescindere, un po' come era stato per l'album dello stesso Devoto con Pete Shelley nei primi anni del decennio scorso, interessante sulla carta ma poi rivelatosi niente di che.

E invece... Invece mi trovo ad ascoltare un album più che degno di portare in copertina il nome dei Magazine. Certo, lo dico subito, le scelte sono state molto conservative: poca innovazione, molto ritorno alle origini. Ma avrebbe avuto senso rifondare la band per snaturarne il suono? Direi di no, nessuno in quel caso avrebbe risparmiato critiche alla scelta di riciclare il nome per poi tradirne l'identità. E allora eccoci a godere del ritorno di sonorità familiari, dalle progressioni di chitarra alla McGeoch (che Noko riesce a ricreare in modo convincente grazie anche al fatto di essere stato in quella scena, ai tempi, di fianco ai protagonisti), ai classici fraseggi di tastiera di Dave Formula, in sospeso tra prog e new wave, fino ai testi sempre sorprendenti di Howard Devoto.

L'album infila 11 tracce che ascolto dopo ascolto si consolidano fino a suonare classiche come quelle degli album dell'epoca (se non mi credete, fate un po' la prova). In particolare segnalo Other Thematic Material che ricorda da vicino brani come Shot By Both Side e fa un effetto "brivido lungo la schiena" al primo ascolto; Hello Mister Curtis (With Apologies), in cui Devoto dialoga con Ian Curtis e Kurt Cobain, giungendo alla conclusione "But I’ve made my decision / To die like a King / Like Elvis / On some godforsaken toilet"; la godibile Happening In English; Final Analysis Waltz, in cui Noko si esibisce in un numero di chitarra post punk da fare invidia a molti virtuosi senz'anima. Non ci sono, comunque, riempitivi o scarti: l'intera scaletta merita un 8 pieno (si, dopo più di 3 anni abdico ad una ferrea regola non scritta, e do un voto).

01. Do The Meaning
02. Other Thematic Material
03. The Worst Of Progress...
04. Hello Mister Curtis (With Apologies)
05. Physics
06. Happening In English
07. Holy Dotage
08. Of Course Howard (1979)
09. Final Analysis Waltz
10. The Burden Of A Song
11. Blisterpack Blues

20 novembre 2011

Throbbing (and remastered and expanded) Gristle

Non era mai stata data finora una sistemazione che si potesse considerare definitiva al catalogo dei Throbbing Gristle.

Un po' strano considerando l'importanza del quartetto. La Mute Records, che ha gestito le edizioni della band fino al 2010, ha mancato l'occasione di farlo; ci pensa dunque ora la Industrial Records, ossia la storica etichetta fondata dalla band nel 1976 e riattivata circa 12 mesi fa proprio con questo intento.

Gli album sono già pronti, in versione vinile, CD e download digitale, e stanno uscendo con cadenza settimanale, a partire dal 31 ottobre scorso.

Trovate i primi 4 già nei negozi, l'ultimo sarà disponibile dalla settimana prossima:

31 ottobre: The Second Annual Report
7 novembre: D.O.A.
14 novembre: 20 Jazz Funk Greats
21 novembre: Heathen Earth
28 novembre: Greatest Hits

Tutti i brani sono stati rimasterizzati da Chris Carter, ed è stato creato un nuovo packaging in digipak in modo da riprodurre nel miglior modo possibile l'aspetto degli artwork originali.

Ogni uscita include un secondo CD di performance live risalenti all'epoca dell'uscita dell'album. Non ho ancora avuto modo di ascoltarli, quindi non saprei dirvi se la qualità audio degli album è effettivamente migliorata, anche se suppongo sia lecito aspettarselo, e se i live selezionati siano sufficientemente interessanti da meritare la spesa: intorno ai 20 € per uscita, per un totale di 100 € complessivi.

Mi chiedo poi che ne sia stato di tutte le altre uscite che questa serie di ristampe non prende in considerazione. Ci sarebbero ad esempio In the Shadow of the Sun (colonna sonora del film di Derek Jarman), il cosidetto First Annual Report (ossia le prime registrazioni uscite su cassetta e poi oggetto di un classico bootleg con questo titolo), TG Now (uscito in edizione limitatissima nel 2004 e del tutto introvabile). Oltre, naturalmente, a Desertshore, il disco in lavorazione che si attende(va?) per il 2012. Dopodichè, la storia delle leggende dell'industrial si potrebbe dire chiusa, essendo chiaro che nessuno sostituirà Sleazy dopo la sua scomparsa. Ma si sa, mai dire mai.

10 novembre 2011

David Lynch, la pop star

Se potessi chiedere qualcosa a David Lynch su questo suo primo CD solista, la prima domanda sarebbe se ha qualcosa a che fare con la meditazione trascendentale (pratica di cui il regista è praticante e grande sostenitore). Ma sono sicuro che la risposta sarebbe poco chiara, leggemente surreale e farebbe riferimento ad un sogno il cui il finale era straordinariamente simile al proprio stesso inizio.

Come tutti i suoi seguaci sanno, Lynch ha sempre sguazzato nella musica popolare, in particolare in quella con forti influenze anni '50. Le sue opere cinematografiche sono infarcite di brani che sottolineano momenti fondamentali della narrazione, e si è detto che Lynch usa la musica non tanto da regista quanto da appassionato: piazza una canzone nel punto in cui noi la useremmo nella nostra vita quotidiana, per darci forza, o per sottolineare un momento di tristezza.

Negli anni ha adoperato musica di diversa provenienza: l'ha appositamente commissionata, oppure ha donato nuova vita a brani altrui, tornati alla ribalta proprio grazie all'uso nei suoi film. Si va dalla classica In Heaven cantata dalla "Lady in the Radiator" in Eraserhead (canzone alla quale ho dedicato un intero post), alle famosissime musiche create da Badalamenti per Twin Peaks (e per il film Fire Walk With Me, oltre a vari altri), alla quasi scoperta di Chris Isaak (presente con propri brani sia in Blue Velvet che in Wild At Heart), alla registrazione "a tradimento" della splendida esecuzione di Llorando (versione spagnola del classico di Orbison) per Mulholland Drive. Spesso però ha anche scritto musica di suo pugno: i brani per i dischi di Julee Cruise, l'album BlueBob con John Neff. Eccetera. La lista sarebbe lunga e vi lascio partire alla scoperta di questo mondo, se vi va.

Fino a pochi anni fa però si trattava di brani cantati da altri o di musica strumentale. La voce di Lynch, dal timbro particolarissimo (stridula, molto acuta e nasale, insomma il contrario di quella che si potrebbe dire una "bella voce") ha fatto capolino per la prima volta solo di recente, nella colonna sonora di Inland Empire, dove cantava due brani: Ghost of Love e Walkin' on the Sky. Ha successivamente prestato la voce anche a due canzoni contenute nell'album Dark Night of the Soul di Danger Mouse e Sparklehorse.

Pareva si trattasse solo di uno sfizio da togliersi: a 60 anni può succedere. Ma invece deve averci preso gusto, o aver perso il senso del pudore, perchè l'album Crazy Clown Time contiene 14 tracce composte, suonate, ma soprattutto cantate da Lynch. In realtà il disco si apre (e non è un caso, secondo il mio modesto e un po' malizioso parere) con la voce dell'unico ospite: Karen O degli Yeah Yeah Yeahs, che si aggiudica anche una delle composizioni più riuscite e l'onore della prima fila.

Il disco riserva poche sorprese, ed è quanto ci si può aspettare da Lynch: blues elettrici, ripetitivi e ipnotici, dove si fa l'unico uso possibile di una voce del genere: molto effettata, in secondo piano, a volte recitata (e sono i due episodi più ostici per il pubblico casuale). Pochi tra i brani in scaletta si sfilano da questo clichè e sforano nella vera e propria dance: ne è un (ottimo) esempio il primo singolo Good Day Today (tra l'altro protagonista di un interessante contest per il miglior video).

L'album è godibile, grazie ai suoi pezzi migliori, ma non è perfettamente riuscito, un po' per l'abuso della voce dell'autore - alla lunga i vocoder stancano - un po' per una certa ripetitività nella formula destrutturata della maggior parte delle tracce. Qualche brano in meno, o qualche ospite in più, avrebbero probabilmente giovato. O forse un po' di composizione in più in senso stretto. Ciò non toglie che per gli estimatori di Lynch questo disco sia un ulteriore tassello di un mondo a se' stante, una cosa forse po' troppo da iniziati, ma quelli di voi là fuori che sanno di cosa parlo, stanno facendo segno con la testa che si, ci siamo capiti benissimo.

E poi, forse il disco ha davvero a che fare con una storia di meditazione trascendentale: sarà una di quelle idee che arrivano dal profondo, uno di quei pesci grossi che si pescano solo dopo anni e anni, e di cui noi persone comuni non riusciremo mai ad afferrare completamente il significato.

8 novembre 2011

Who's Afraid of the Art of Noise Reprints?

Non so esattamente quando sia uscita questa ristampa del classico album degli Art of Noise, io l'ho vista solo da pochi giorni e nonostante abbia tentato di resistere, alla fine l'ho presa.

Non mi metto a raccontarvi quanto Who's Afraid of the Art of Noise abbia rivoluzionato la storia del pop. Chi ha conosciuto quei tempi, ricorderà benissimo la sensazione di straniante novità che emergeva dai solchi del vinile, e il sentimento che niente sarebbe più stato come prima.

La storia della band, del membro fondatore Trevor Horn e della sua etichetta discografica, meriterebbe un intero volume. Cerco dunque di evitare. Le note di copertina di questa riedizione mi hanno però portato a ripercorrere la storia discografica dell'album e a fare alcune considerazioni sulle ristampe, i bonus, gli inediti (e tutto quanto).

L'album fu originariamente pubblicato dalla ZTT in vinile e cassetta (con 3 diverse cover per diversi mercati) in epoca pre Compact Disc nel 1984. Fu poi brutalmente ristampato su CD nel 1986, per la Island, senza alcuna modifica alle tracce e un artwork impoverito (il retro era costituito dalla stampa della tracklist su uno sfondo anonimo, comune a tutte le uscite Island).

In casa ZTT lo smembramento del gruppo originale (che continuerà a pubblicare con lo stesso nome, ma per un'altra etichetta) porterà alla pubblicazione, curata da Trevor Horn, di una edizione antologica in CD intitolata Daft, contenente tutte le tracce dell'album, parte dell'EP Into Battle, e un paio di versioni dal maxi single Moments in Love. Il disco aveva il suo perchè (tanto è vero che per anni ne ho preferito l'ascolto rispetto all'album per la maggiore ricchezza) ma in nessun modo si poteva considerare l'edizione in CD di Who's Afraid.

E infatti, come le note di copertina del curatore Ian Peel tengono a precisare, questa è la prima vera edizione in CD dell'album (se non altro da parte dell'etichetta d'origine). Come si potrà dedurre dalla tracklist riportata in fondo a questo post, il materiale aggiuntivo è stato per una volta tanto selezionato con cura, e risponde ad un criterio cronologico e filologico molto rigoroso.

Lo stesso Peel aveva curato nei primi mesi di quest'anno la ristampa dell'EP del 1983 Into Battle, riproposto col running order originale, ma con l'aggiunta dell'intera sessione di registrazione successiva della band. La sessione conteneva il materiale grezzo che sarebbe stato poi usato per l'album del 1984 oggetto di questa seconda ristampa definitiva, che dunque non aggiunge altro materiale di studio o versioni alternative, ma due sessioni live per la BBC (sul CD audio), e tutto il materiale video riconducibile all'album (sul DVD).

Questo è un criterio sufficientemente corretto, per il mio approccio sempre più schizzinoso (e sempre più attento alla tasca). A questo punto, sembra scriteriato invece il metodo di selezione usato alcuni anni fa per la compilazione del cofanetto And What Have You Done With My Body, God? contenente una incredibile mole di tracce relativa al periodo ZTT (1983-84) tra versioni alternative, sessioni scartate, prove di studio e così via, ma anche, ad esempio, il medesimo EP Into Battle per intero. Ma vabbè, ormai ce l'ho, me lo tengo. Sarà una sofferenza dura ma necessaria.


Who's Afraid of the Art of Noise reprint tracklist:

CD1 (audio)

Original album:

01 A Time for Fear (Who's Afraid)
02 Beat Box (Diversion One)
03 Snapshot
04 Close (to the Edit)
05 Who's Afraid (of the Art of Noise)
06 Moments in Love
07 Memento0
8 How to Kill0
9 Realisation

Radio 1, November 1984 BBC live session:

10 'too busy talking'
11 Close (to the Edit)
12 'exploring the jungle'
13 Moments in Love
14 'arranged in a circle'
15 Beat Box (Diversion Seven)

Radio 1, March 1985 BBC live session:

16 From Science to Silence
17 Beat Box
18 Moments in Love

CD2 (DVD):

A Feast of Reason -- All Art:

01 'so what happens now?'
02 Beat Box
03 Close (to the Edit) (version one)
04 Closer (to the Edit) (cinema version)
05 Moments in Love
06 Art of Noise (live at The Value of Entertainment, June 1985)
07 Moments in Love (live around the world, Summer 1999)
08 Beat Box and Close (to the Edit) (live at Coexistence, June 2000)

All Noise:

09 When Art of Noise met Kenneth Williams (and Other Commercial Breaks) (Parts 1-9)
10 Close (to the Edit) (version three)
11 Moments in Love (version two)
12 Close (to the Edit) (version two)
13 Beat Box (edit)
14. so what happened next?

7 novembre 2011

Annunci sparsi per uscite varie in tempi diversi ed eventuali

Leggo in giro di diverse uscite, ristampe, live e robe varie da vecchie glorie degli anni '80. Vi riporto qualcuna delle più interessanti o curiose. Escludo dalla breve carrellata il DVD live dei Talking Heads, che dovrebbe essere appena arrivato nei negozi e che prevedo di recensire appena me lo sarò goduto, nelle prossime settimane.

Si parte con Siouxsie & The Banshees, gloriosa band che ha attraversato gli anni '80 e '90 e sulla quale è ormai calato un sipario che, a quanto pare dalle recenti dichiarazioni degli ex membri, sarebbe definitivo. Il bassista Steven Severin - del quale si vocifera anche che possa stare meditando un ritorno dei Glove assieme al socio Robert Smith, ma questa è un'altra storia - ha annunciato un progetto titanico: un mega box set da 20 dischi che dovrebbe includere tutti gli 11 album in studio, più la raccolta completa dei singoli, varie registrazioni live (non quelle della BBC, per le quali esiste già un box in 2CD e 2 DVD) e varie apparizioni televisive, incluso un DVD con l'intera performance del 1981 alla televisione tedesca (della formazione con John McGeoch), e forse anche l'apparizione della band all'Almost Acoustic Christmas, trasmessa dalla KROQ del 1991. Severin dice che questo "va inteso come il box 'completo'. [...] Se avrai questo più 'At the BBC' più 'Downside Up' avrai TUTTO tranne i video, che presumo vedranno infine la luce come set separato." La prospettiva è interessante, ma non so quanto sarà appetibile il prezzo di un simile "mostro" per chi ha già acquistato prima la vecchia edizione in CD dei dischi in studio, e poi le ristampe di qualche anno fa. Sarebbe gradita la disponibilità separata delle registrazioni finora inedite.

Visto che ho nominato il vecchio zio Bob, faccio un salto dalle parti dei Cure. Si sono perse le tracce del cosiddetto "dark album" che avrebbe dovuto emergere dai pezzi registrati e non inclusi in 4:13 Dream. Robert Smith ha detto che ha assolutamente intenzione di far uscire quelle canzoni, ma che il progetto non è attualmente argomento di discussione nella band. Il che si può anche capire, visto che il chitarrista Porl Thompson ha di nuovo lasciato il gruppo, mentre vi è rientrato il tastierista Roger O'Donnell. A proposito, alzi la mano chi è riuscito a star dietro alla lineup dei Cure negli ultimi 10 anni. Comunque, la notizia è che è stata annunciata l'uscita di un live in 2 CD, contenente l'intera setlist della serata registrata al Bestival dello scorso settembre. La formazione è, appunto, quella successiva all'uscita di Thompson ed al ritorno di O'Donnell. Smith ha anche annunciato di avere intenzione di realizzare una edizione in DVD di Reflections, il concerto all'Opera House di quest'anno, nel quale sono stati eseguiti Three Imaginary Boys, Seventeen Seconds e Faith, oltre a diversi altri brani dell'epoca, con diversi ex-membri sul palco (tra cui Laurence Tolhurst), ma lo stesso Bobby suppone "che il Live in Paris 2008 possa batterlo sul tempo", riferendosi probabilmente ad un concerto dei Cure al Palais Omnisport de Paris-Bercy il 12 marzo 2008.

Annunciato a più riprese, potrebbe essere finalmente in arrivo l'EP dei Dalis Car, registrato da Peter Murphy e Mick Karn nei giorni precedenti alla prematura scomparsa del bassista, avvenuta nel gennaio di quest'anno dopo una lunga e impietosa malattia. L'ex leader dei Bauhaus ha fatto sapere che l'EP - composto da quanto si è potuto utilizzare delle registrazioni, che avrebbero dovuto dar vita ad un intero album - è pronto, artwork incluso, e che è stato consegnato da tempo alla famiglia di Karn, la quale ne disporrà come meglio crede. Anticipato già come imminente per l'ottobre del 2011, potrebbe in realtà vedere la luce in dicembre. Murphy nel frattempo si prepara ad un ulteriore tour promozionale per il suo ultimo album, e ha ribadito che non è prevista alcuna riunione dei Bauhaus, con buona pace dei fan. A quanto pare, l'alchimia tra l'ex vampiro e i restanti membri è finita per sempre. Come lo stesso cantante ha fatto notare, i Bauhaus si sono sciolti nel 1983, mentre Daniel Ash, David J e Kevin Haskins sono rimasti assieme come Love & Rockets fino all'altro ieri. Anche David J, per inciso, ha un nuovo album solista in uscita.

In arrivo anche il prossimo disco di studio dei Killing Joke, il secondo con la formazione originale riunitasi nel 2010 per Absolute Dissent. La band ha annunciato di aver già inciso 26 pezzi e di stare lavorando alla selezione del materiale da includere nell'album, che vedrà la luce nel 2012.
Per non mettere mai fine alla incredibile successione di live e ristampe, sulla quale vi do' ogni tanto un aggiornamento, la band ha annunciato anche l'uscita nel prossimo gennaio di Down By the River, un live registrato il primo aprile del 2011 a Londra. Il concerto sarebbe stato ripreso sotto la direzione del chitarrista Geordie, all'insaputa degli altri membri del gruppo. Come d'obbligo di questi tempi, l'uscita sarà in diversi formati, tra cui il download digitale, la classica versione 2CD/1DVD, un doppio vinile e varie altre. Considerato il numero di supporti in mio possesso col marchio JD, ci penserò un attimo. Devo dire però che la band è più in forma che mai, ripongo dunque ottime aspettative sul nuovo disco di studio. Farovvi sapere.

3 novembre 2011

Peel Sessions, le storia infinita

La EMI ha annunciato la pubblicazione di una nuova serie che raccoglierà una selezione delle mitiche sessioni di John Peel per la Radio 1 della BBC.
Il primo volume, in 2 CD, è già bello e pronto, e ve ne riporto la tracklist in fondo a questo post.

Assodato che ogni uscita che riporti alla luce questo materiale è sempre bene accetta, il meccanismo mi lascia alquanto perplesso.
Ricordo benissimo che le Peel Sessions vennero inizialmente pubblicate dalla Strange Fruit Records - etichetta fondata dallo stesso Peel per questo scopo - in una serie di Ep che raccoglievano, in modo organico, le sessioni dei gruppi che via via si sono alternati negli studi della BBC.

In quella forma si aveva la possibilità di mettere assieme una collezione completa e cronologicamente sensata, consentendo ai fan delle band di mettere le mani sul materiale che desideravano ascoltare. Con una logica simile, sono uscite poi via via negli anni delle raccolte monografiche per alcuni gruppi, a volte con l'aggiunta di altre sessioni per la BBC, vedi ad esempio le ottime uscite dedicate a Siouxsie and the Banshees, ai Killing Joke, ai Cocteau Twins. Monumentale l'uscita dei Fall, in 6 CD.

Ora è invalso invece questo sistema del calderone misto, con una traccia per gruppo. Nulla da ridire, anzi in alcuni casi c'è l'occasione di mettere le mani su incisioni altrimenti di difficile reperibilità. Ma che fine hanno fatto le altre registrazioni? Di questo passo nella mia collezione avrò decine di tracce duplicate e un caos poco sensato. Un esempio su tutti: che fine hanno fatto le sessioni dei Cure? Avevo questo vinile che all'epoca è stato consumato dalla puntina del giradischi. Ora devo accontentarmi di qualche copia digitale contrabbandondata tramite i p2p. Mah.

Tracklist: Movement: BBC Radio 1 Peel Sessions 1977–1979

Disc 1
1. The Jam, “In the City” (4/26/1977)
2. Buzzcocks, “What Do I Get?” (9/7/1977)
3. Generation X, “Youth Youth Youth” (12/4/1977)
4. The Stranglers, “No More Heroes” (8/30/1977)
5. The Adverts, “Gary Gilmour’s Eyes” (4/25/1977)
6. The Slits, “Love and Romance” (9/19/1977)
7. XTC, “Science Friction” (6/20/1977)
8. Dr. Feelgood, “She’s a Wind Up” (9/20/1977)
9. Tom Robinson Band, “Don’t Take No for an Answer” (11/1/1977)
10. Ian Dury & The Blockheads, “Sex, Drugs & Rock ‘n’ Roll” (11/30/1977)
11. Adam and The Ants, “Deutscher Girls” (1/23/1978)
12. Siouxsie & The Banshees, “Hong Kong Garden” (2/6/1978)
13. The Only Ones, “Another Girl Another Planet” (4/5/1978)
14. The Undertones, “Get Over You” (10/1/1978)
15. The Rezillos, “Top of the Pops” (5/31/1978)
16. The Flys, “Love and a Molotov Cocktail” (3/15/1978)
17. The Members, “Sound of the Suburbs” (1/17/1979)
18. Stiff Little Fingers, “Alternative Ulster” (9/12/1978)
19. The Skids, “The Saints Are Coming” (8/29/1978)
20. The Angelic Upstarts, “We Are the People” (10/24/1978)
21. The Ruts, “Sus” (5/21/1979)
22. 999, “Homocide” (10/25/1978)
23. John Cooper Clarke, “Reader’s Wives” (10/3/1978)

Disc 2
1. Penetration, “Movement” (2/28/1979)
2. Monochrome Set, “Goodbye Joe/Strange Boutique” (8/21/1979)
3. Wire, “The Other Window” (9/11/1979)
4. Magazine, “The Light Pours Out of Me” (2/14/1978)
5. Joy Division, “Transmission” (1/31/1979)
6. Killing Joke, “Wardance” (10/17/1979)
7. The Human League, “Being Boiled” (8/8/1978)
8. Orchestral Manoeuvres in the Dark, “Messages” (8/20/1979)
9. The Psychedelic Furs, “Sister Europe” (7/25/1979)
10. Simple Minds, “Premonition” (12/19/1979)
11. Public Image Ltd., “Poptones” (12/10/1979)
12. Steel Pulse, “Jah Pikney (Rock Against Racism)” (4/4/1978)
13. Aswad, “It’s Not Our Wish” (10/10/1978)
14. UB40, “Food for Thought” (12/12/1979)
15. The Specials, “Gangsters” (5/23/1979)
16. Madness, “The Prince” (8/14/1979)
17. The Selecter, “Street Feeling” (10/9/1979)
18. The Beat, “Ranking Full Stop” (10/24/1979)

1 novembre 2011

U2: la crisi e la peppa

Per l'immancabile edizione del ventennale, della quale tutti noi sentivamo l'insopportabile mancanza (?), gli U2 hanno pensato bene di dare in pasto ai propri fan ben 6 versioni di Achtung Baby, il loro album del 1991, controverso a suo tempo per le scelte stilistiche, ma non per questo di minor successo rispetto alle precedenti uscite della band.

Potrete dunque scegliere la banale versione Digital (solo download, beati voi se vi soddisfa), l'immancabile Vinyl Box, la normalissima Standard (per capirci, solo il CD, e scommetto che sarà arduo scovare le differenze con l'originale), e poi via con le versioni d'eccellenza: Deluxe, Super Deluxe e, udite udite, Uber Deluxe. Quest'ultima contiene 6 CD, 4 DVD, 2 LP e 5 vinili 7 pollici (potete ammirarne la magnifica opulenza qui di fianco).

Quanto costa questo prodigio? Non ve lo dico per pudore: cliccate qui e lo scoprirete da soli. Ora, non mi piacciono i moralismi e penso che se qualcuno ha proprio voglia di spendere quella cifra per cotanta paccottiglia, ne è liberissimo. Sono il primo che sperpera denaro per i dischi e non posso scagliare alcuna pietra addosso a chicchessia. Però un sonoro e poco reverente "e la peppa!" me lo consentirete, soprattutto di questi tempi.

Coda acidognola: ho pensato molto nei giorni scorsi a quanto si possa stare rivoltando nella tomba Kurt Cobain per le varie edizioni del ventennale di Nevermind. Ma ve lo vedete voi, da vivo, a supportare l'edizione in 4CD+DVD o in quadruplo vinile? A Bono, evidentemente, la cosa non deve fare alcun effetto.