22 maggio 2008

Breeders are back!!!

Per il sottoscritto è sempre bello comprare un disco della 4AD. Primo, perchè è difficile che un prodotto della ormai storica etichetta non sia anche un bell'oggetto (e in questo caso è particolarmente ben curato); secondo, perchè il marchio mi ricorda un periodo della mia adolescenza fatto di continue scoperte di artisti sorprendenti, scoperte fatte semplicemente acquistando album a casaccio dal catalogo 4AD: per trovare dei piccoli capolavori bastava lasciarsi ispirare dalle copertine e dai nomi dei gruppi (This Mortal Coil, Dead Can Dance, Clan of Xymox...).

In questo caso si è aggiunta la sorpresa si poter mettere le mani, inaspettatamente, su un nuovo disco delle Breeders. Il primo album del gruppo di Kim Deal (bassista dei grandissimi Pixies) vide la lce nel 1990, ed era quel Pod che Kurt Cobain una volta dichiarò essere il suo disco preferito. Seguì lo splendido Last Splash nel 1993, e dopo di allora nei negozi era apparso il solo Title TK, nel 2002. Non si può dire che il marchio Breeders sia stato molto assiduo o prolifico nella sua produzione: con quest'ultimo fanno quattro dischi in 18 anni.
Fortuna invece che la qualità della proposta è rimasta sempre eccezionalmente alta.

La formazione di Mountain Battles è sostanzialmente quella di Title TK: alle gemelle Deal (Kim e Kelley, chitarre e voci) si affiancano Mando Lopez al basso e Jose Mendelez alla batteria. L'album è stato registrato in un numero di diversi studi con differenti ingegneri (tra i quali si nota la presenza di Steve Albini), il che fa pensare ad uno sviluppo probabilmente non lineare nella lavorazione.

Il disco snocciola 13 canzoni in 36 minuti, confermando alcuni tra i clichè della band ma proponendo anche qualcosa di nuovo, sorprendendo ancora una volta per vitalità e alto livello di scrittura.

Si parte in accelerazione, con l'ubriacatura di Overglades, un lungo ritornello spacciato per canzone, e si transita subito dopo per Bang On, coretti e inserti trattenuti di chitarra su un inusuale loop "big beat". Subito dopo tocca a Night Of Joy calare il ritmo, una ipnotica ballata in tono minore che fa tornare alla mente i primi lavori della band. Toni simili per We're Gonna Rise, mentre German Studies è un indie rock dal riff orecchiabile e dal testo in tedesco (con pronuncia - serve dirlo? - assolutamente discutibile) . Spark, tutta giocata sulle dissonanze, e Istanbul, con un adorabile ritornello psicotico, sono due gioiellini nel più puro stile Deal. Walk It Off è il primo brano davvero pop del disco, graziosa ma non eccelsa. Segue la cover di Regalame Esta Noche, una ballatona ispanica del compositore messicano Roberto Cantoral, non di mio gusto ma piacevole. Si resta nel regno delle chitarre acustiche con il folk di Here No More, ma il rock è dietro l'angolo ed ecco infatti subito la bordata indie di No Way a rialzare i toni. It's The Love è la seconda cover dell'album, una canzoncina decisamente banale che si sarebbe potuta tenere fuori senza troppi rimpianti. Fortunatamente chiude con molto maggiore dignità la bellissima Mountain Battles, unico brano che rischia di raggiungere i 4 minuti (ma non ce la fa per una manciata di secondi), musica aliena con le voci delle gemelle Deal su una struttura scheletrica punteggiata dall'organo.

Produzione che privilegia soluzioni low-fi, come da tradizione. L'album sfoggia un suono da scantinato e sembrerebbe suonato di getto, anche se Kim Deal ha dichiarato che stavolta sono state fatte un po' di sovraincisioni.

L'album ha suscitato reazioni non sempre positive, ma pur nel rispetto delle opinioni altrui, vorrei che qualcuno mi spiegasse cosa è uscito di meglio in ambito indie rock in questo ormai quasi mezzo 2008... long live Breeders.

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