24 luglio 2008

47th object on the Wire

I Wire non sono certo i primi a intitolare un album facendo riferimento a quale posto questo occupa cronologicamente nella propria discografia.

E' però probabile che siano i primi a utilizzare un numero d'ordine che include tutte le precedenti uscite della band, e non solamente gli album.

Ecco dunque che quest'ultimo disco è l'oggetto numero 47 nella discografia del gruppo britannico - e se lo dicono loro, che certamente hanno avuto modo di tenere il conto, sarà certamente vero.

A 5 anni dal ritorno in grande stile di Send, e dopo un EP che li trovava di nuovo in splendida forma, il gruppo inglese si ripropone con un nuovo lavoro che modifica ancora la formula e si muove su coordinate che si allontanano significativamente dal predecessore.

I primi tre brani di Object 47 riportano infatti alla mente le cose più felici del periodo anni '80, tralasciando l'aggressività e l'attitudine più combattiva che Send trasudava da tutti i pori. One Of Us è un upbeat pop-rock veloce e accattivante; Circumspect, in concordanza col titolo, è un brano più lento ed enigmatico, ma che conferma un ruolo privilegiato per la melodia e per le soluzioni semplici ed immediate; Mekon Headman è un leggiadro brano pop che nasconde qualche insidia solo nel ritornello, sbarazzino ma di sottile inquietudine. Attenzione: la leggerezza di queste canzoni è solo apparente, e lo si percepisce sempre più chiaramente ad ascolti ripetuti, ma non può non imporsi all'attenzione dell'ascoltatore l'estrema orecchiabilità delle linee melodiche tracciate dai Wire in questi brani iniziali e in tutto l'album.

Perspex Icon è il primo squarcio di nervosismo, con suoni di chitarra molto più taglienti ed un'attitudine punk che si riaffaccia in modo evidente. Il pezzo però è ancora pop, con Newman impeganto in una linea vocale che si stampa in testa rapidamente. Four Long Years ci regala una linea di basso che non potrà che far felice qualsiasi amante degli anni '80, alla quale si sovrappone qualche tocco di chitarra appena accennata ed un imperioso loop di batteria robotica. Kraut pop punk allo stato puro. Hard Currency avrebbe potuto essere uno dei pezzi più lenti di Send: la chitarra seghetta implacabile l'anima che il giro di basso cerca invano di cullare, mentre stacchetti nevrastenici di batteria e sfondi noise incupiscono l'orizzonte. Uno dei pezzi migliori dell'album, degno del primo disco solista di Newman.

Patient Flees sgombra le nubi del brano precedente e si schiude su territori molto morbidi. Il giro di chitarra su cui posa il brano ricorda una vecchia canzone degli Hooverphonic. Are You Ready? potrebbe benissimo uscire diritta diritta da Pink Flag: un perfetto brano punk pop, diritto e spigoloso allo stesso tempo, con una linea ritmica che viaggia spedita, interrotta solo da aperture melodiche inaspettate. Il disco si chiude con All Fours, un brano che sfodera il cantato più nevrotico di Colin Newman e un solo di chitarra molto "sonico", lasciando l'ascoltatore in sospeso e la strada aperta a qualsiasi tipo di seguito.

Object 47 è un disco che potrebbe far storcere il naso a chi aveva amato la "cattiveria" di Send, ma che sarà amato da chi considera i Wire una band che ha sempre sperimentato soluzioni non facili, anche quando ha preso qualche scivolone. Cosa che stavolta decisamente non ha fatto, con buona pace dei detrattori.

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