24 luglio 2008

Coldplay: viva la vida (ma anche il dinero)

Sono tentato di parlare malissimo di quest'album.
I Coldplay, per tante ragioni che spaziano dalle scelte musicali al fastidioso tono di molte interviste, sono per molti decisamente insopportabili, ed anche ultimamente non hanno fatto nulla per rendersi simpatici.

Sono però costretto ad ammettere di avere ascoltato troppe volte questo Viva La Vida per esserne sinceramente disgustato, e quindi bisognerà distinguere cosa c'è di buono da quello che non va.

Diciamo subito le cose ovvie e già risapute.
Il disco è stato curato da diversi produttori, tra i quali spicca il nome di Brian Eno, ed il risultato che ne consegue è piuttosto variegato.
Lo sforzo di discostarsi dall'ultimo, deludentissimo X&Y, è evidente: laddove in quel disco si denotava la ripetizione sistematica dello stesso schema in ogni brano, qui le soluzioni adottate sono estremamente diverse tra loro e tutte più o meno lontane dalla forma canzone tradizionale.

Già il titolo, con la scelta dello spagnolo e di un sottotitolo disorientante (Viva La Vida, or Death And All His Friends), e la copertina, che abbandona le rigide geometrie della grafica dei lavori precedenti, comunicano il desiderio di una svolta.

Ciò che resta uguale, almeno in molti brani, è la fastidiosa patinatura degli arrangiamenti, e la scelta di voler sempre essere gradevoli, di non dar fastidio in alcun modo con scelte aggressive o disturbanti. Ne risulta un album interessante per le strutture e per alcune soluzioni, ma mieloso, a tratti stucchevole.

Eppure, alcuni momenti buoni ci sono: ed è questo che mi induce a riascoltarlo. Potere del pop...

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