22 marzo 2013

Delta Machine, eccolo qua

Sono stato talmente deluso, ai tempi, dal penultimo Sounds Of the Universe (al quale avevo dedicato una recensione ai limiti del livore), che Delta Machine ero tentato di non ascoltarlo neppure, tanto più che i singoli Heaven e Soothe My Soul non mi avevano detto proprio nulla.

Poi è successo l'inevitabile: ho trovato inaspettatamente il CD in un negozio di Milano con una settimana d'anticipo rispetto alla data di uscita prevista, e mi sono dovuto arrendere all'impulso del vecchio fan che compra compulsivamente anche la merda di Martin Gore inbottigliata.

E ora eccolo qua, pure in edizione doppia. Ok, lo confesso, l'ho ascoltato diverse volte, e sono meno contrariato del previsto. Vero che partendo da aspettative bassissime si rischia l'effetto "meno peggio", ma qualcosa di buono in questo album c'è, e pur tenendo a mente che stiamo parlando forse del secondo meno bel disco di una band storica (SOTU resta per me il peggio del peggio), per lo meno devo riconoscere stavolta un certo impegno nell'evitare di scadere nel ridicolo.

Certo, vorrei sapere come è venuto in mente agli stessi Depeche Mode di dichiarare che questo potesse essere un album tra Violator e Songs of Faith and Devotion, visto che non ha nulla ne' del primo (che annoverava numerosi brani immortali) ne' del secondo (che pur con qualche scivolone compositivo qua e là, sfoggiava sonorità irripetibili).

Non c'è nulla di immortale ne' di irripetibile qui dentro. Anzi, sicuramente ci sono i soliti suoni di batteria bruttini che Ben Hillier sembra prediligere su ogni altra cosa. C'è però finalmente un po' di elettronica cupa e ben programmata, ci sono intrecci tra le voci di Gahan e Gore molto meglio arrangiati che nel passato recente, c'è una coerenza che finalmente concede all'album una personalità, cosa che dopo Exciter era data per dispersa.

Insomma, un ascolto molto gradevole, se non altro. Con meno brani indovinati rispetto a Playing the Angel, ma più equilibrato. Forse anche più mediocre, con alcune canzoni non imprenscindibili, ma senza cadute di stile inaccettabili. E magari col tempo salterà fuori anche qualche brano favorito.

PS: il secondo CD è deboluccio, ma vanta il primo brano scritto a 4 mani da Martin Gore e Dave Gahan. Interessante, considerata la "tensione" che serpeggia tra i due da circa un decennio.

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