20 marzo 2013

John Foxx And The Maths, Evidence

Terzo album in tre anni per John Foxx And The Maths, anche se questo sarebbe una raccolta di collaborazioni e versioni alternative più che un disco di studio. Ma non c'è scritto da nessuna parte e quindi può benissimo essere considerato un "capitolo 3", come forse nelle intenzioni del duo (Foxx e Benge) e come la coerenza interna del materiale pare dopotutto giustificare.

Lontani dallo stile aggressivo del primo album (ahimè, e speriamo prima o poi vi facciano ritorno...) qui si resta sui territori più riflessivi e atmosferici del secondo, ma in modo più convincente e senza troppi strumentali ad appesantire l'ascolto (cosa di cui mi lamentavo a suo tempo).

Il disco si apre in realtà proprio con uno strumentale, ma si tratta di un bel brano caratterizzato da suoni interessanti ed energici, che fa da perfetta intro per la seconda traccia Evidence, collaborazione con i Soft Moon, originariamente edita come singolo. Ed è un grande recupero: cucita su riff di basso potenti e synth muscolari, è una canzone senza tempo, con un testo che gioca su un eterno tema da film poliziesco, e un ritornello da brivido in cui la voce di Foxx riporta alla mente quei trentacinque anni di tradizione elettronica di cui è uno dei padri fondatori.

Altri punti di forza del disco sono la splendida versione di Talk (Beneath Your Dreams) con la partecipazione di Matthew Dear, già apparsa come bonus del precedente album, e i due brani con Gazelle Twin, in particolare l'eterea versione di A Falling Star in cui la voce della cantante di Brighton si inserisce superbamente nel mood retrò del brano.
Ma convincono anche gli episodi che non nascono da collaborazioni, vedi ad esempio Walk, un classico brano distopico alla John Foxx, che non avrebbe sfigurato nei primi album degli anni '80.
Una menzione per la straniante versione di Have A Cigar dei Pink Floyd, un brano meno riuscito ma molto interessante, in cui il famoso testo anti industria discografica risplende di una nuova luce alienante grazie alla magistrale interpretazione dell'ormai sessantacinquenne eroe dell'elettronica.

Speriamo soltanto che nelle prossime uscite Foxx non si lasci prendere troppo la mano dalla sua recente tendenza all'iper produttività, una vena che in alcune sue opere soliste recenti ha spesso penalizzato la qualità per favorire la quantità.

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