17 marzo 2008

Alison in the trees

Seventh Tree è il quarto album dei Goldfrapp, duo inglese composto dalla voce dell'affascinante Alison Goldfrapp, e dalle tastiere del timido Will Gregory, un geniale nerd che sembra vivere nell'ombra della front-woman (o comunque si dica).

La storia dei Goldfrapp è fatta di svolte brusche ed imprevedibili, e questo lavoro non smentiscela regola, con un ulteriore cambio di carte in tavola.

Felt Mountain (2001) era stato un debutto miracoloso: voce da extraterrestre, elettronica magistralmente sfruttata per creare atmosfere eteree e di difficile definizione. Un disco unico che colpì molto positivamente pubblico e critica (e il sottoscritto). Nel 2003 i Goldfrapp decidono di non volere, o di non potere, bissare la formula: esce Black Cherry, un album molto più danzereccio e ammiccante, che propone un electro-pop raffinato ma non del tutto convincente. Strabiliante la metamorfosi di Alison, la cui immagine passa da folletto incantato dei boschi innevati a sexy incantatrice, circondata da simbologie di difficile interpretazione. L'album ha comunque degli aspetti positivi, non ultima la voce ancora cristallina e suadente della cantante, ma il successivo Supernature (2005) calca la mano in modo smaccato sugli aspetti più commerciali, e perde definitivamente la strada in un techno-pop orecchiabile e vacuo, nel quale anche le prestazioni canore di Alison sembrano perdere spessore.

La nuova onda di Seventh Tree è invece rappresentata da un completo (o quasi) abbandono degli elementi più pop, e da un approdo ad atmosfere bucoliche che, piuttosto che riportare i Goldfrapp al primo album (che resta opera a se' ,difficilmente ripetibile) ci fanno ritrovare in un ambiente molto retrò, in alcuni casi marcatamente seventies, come se Alison si fosse tramutata in una hippy sognante, intenta a cantare in un prato eternamente baciato dal sole del tramonto.
L'album inizia, programmaticamente, con Clowns: chitarra acustica e voce, per un bozzetto deliziosamente evocativo. I primi colpi di batteria si odono solo verso la fine della successiva Little Bird, bel brano impreziosito da una interpretazione di Alison convincente almeno quanto quella del primo episodio.
Più elettronica si affaccia in Happiness, un brano che porta un po' di brio in un disco che evita accuratamente di far ripensare al proprio predecessore. Si continua brano per brano tra atmosfere rarefatte, odori di montagna, sensazione d'aria fresca sul viso. Solo A&E, primo singolo estratto dal disco, si abbandona ad elemneti pop ed è dotato di una melodia più ammiccante. Le si avvicinano per orecchiabilità solo Some People e Caravan Girl, peccatucci veniali in un disco che sorprende piacevolmente e cresce ascolto dopo ascolto.

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