15 marzo 2008

operation : cover

I Queensrÿche sono uno dei gruppi per i quali ragiono principalmente da fan. Anche le loro opere "minori" (vedi il criticatissimo Hear in the Now Frontier, che nel 1997 ha dato inizio a quella che molti considerano la loro decadenza) girano piuttosto spesso nel mio lettore.
Sarà che dalla voce di Geoff Tate ascolterei con piacere anche la lista della spesa su una sola nota; sarà che pure nei momenti più commerciali o comunque "leggeri" mantengono una dignità di musicisti decisamente invidiabile.

Ammetto però che, quando ho scoperto l'uscita di un album di sole cover, mi sono detto: "Perchè?"
Perchè fare una mossa che non potrà che alienare simpatie nella base storica del gruppo, perchè uscire con un progetto che per definizione (chiunque lo affronti) è del tutto inutile e in genere segnala una crisi d'identità?

Naturalmente, nonostante ciò, ho ceduto, con qualche mese di ritardo, al fascino del nome. E quindi eccolo qua, questo dischetto, saggiamente messo in vendita a prezzo contenuto.

Cercherò di rendere conto dei brani uno a uno.

La scaletta riserva qualche sorpresa: a fianco di cover di Pink Floyd, Black Sabbath, Peter Gabriel, la cui presenza è facilmente comprensibile per area stilistica, e di una canzone tratta da Jesus Christ Superstar (un musical da sempre amato dai metal kids), si trovano pezzi di Police, U2, Queen, e addirittura un brano di Carlo Marrale (chitarra e voce dei Matia Bazar) scritto in origine per due voci liriche.

La resa dei brani è alterna, anche se per un 50% almeno dei casi i Queesryche riescono nel miracolo di confezionare un arrangiamento originale e al tempo stesso convincente.

Il disco si apre proprio con uno dei pezzi più azzeccati: Welcome To The Machine viene privata di gran parte delle tastiere e dell'atmosfera infusa dai Pink Floyd nell'originale, ma la nuova veste, incattivita quanto basta, non è per nulla deludente.
Anche Heaven On Their Minds (da Jesus Christ Superstar) beneficia dell'arrangiamento decisamente più heavy e conserva, in modo più energico, tutto lo smalto della versione del film.
Seguono tre brani probabilmente meno noti al pubblico dei Queensryche: Almost Cut My Hair (Crosby, Stills, Nash & Young), For What It's Worth (Buffalo Springfield) e For The Love Of Money (The O'Jays). Conosco poco gli originali, ma lo stile hard/blues dei trattamenti mi convince e sono canzoni che, pur senza particolari meriti, si ascoltano volentieri.
Il primo momento critico è Innuendo (Queen). Un brano difficilissimo da affrontare, sia per questioni oggettive, sia per lo spettro di Freddy che non può non aleggiare sull'interpretazione di Tate. La cover infatti riesce a metà: la canzone non viene stravolta abbastanza da non far pensare continuamente all'originale, e pur presentando spunti molto interessanti nelle parti strumentali, lascia poco convinti. Forse sarebbe stato meglio evitare, chissà.
Neon Knights
(dei Black Sabbath nella formazione con Dio) è una fotocopia dell'originale, piacevole ma decisamente inutile.
Synchronicity II
(Police) è un vero scivolone: non convince la chitarra (risuonare le parti di Andy Summers in salsa metal è una pessima idea), non convince la voce, che si allontana troppo dallo spirito della canzone senza trovarle una nuova identità credibile. Il brano insomma non sta in piedi: da skippare. Peccato.
Red Rain
(Peter Gabriel) soffre in modo minore degli stessi problemi. Non tutta la musica si può suonare in modo più duro senza dilpidarne il senso. Qui la voce è molto interessante, ma mentre l'ascolto non riesco a smettere di pensare alla versione originale.
Odissea
(un brano scritto da Carlo Marrale e Cheope) raggiunge il vertice del grottesco. Geoff Tate non parla una parola d'Italiano, come da sua stessa ammissione, e si sente. Ma non è la sua interpretazione a deludermi (anzi, è sorprendente quanto si trovi a proprio agio in un brano lirico) ma è l'arrangiamento orchestrale che trovo stucchevole e ai limiti dell'inascoltabile. Orrore.
Il disco si chiude con una lunga versione live (più di 10 minuti) di Bullet The Blue Sky (U2). Non amo l'originale in modo sfegatato, ma nonostante ciò - o forse proprio per questo - trovo questa interpretazione piuttosto coinvolgente, anche se è possibile che i fan del gruppo di Dublino non la amino alla follia.

L'album alla resa dei conti raggiunge la sufficienza solo grazie ai brani migliori, ma in alcuni punti dimostra che reggere il confronto per 11 cover di seguito è cosa difficile anche per musicisti d'altissimo livello.

Se proprio volete ascoltare un disco controverso dei Queensryche, vi consiglio piuttosto di provare con Operation: Mindcrime II, che quanto meno è coraggioso. E del tutto inedito.

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