15 novembre 2008

Benedette ristampe! Gang Of Four

La carriera dei Gang Of Four seguì uno sviluppo tipico per molti gruppi del post punk inglese: nacquero arrabbiati, politicizzati e musicalmente feroci, ma si fecero poi nell'arco di quattro album molto più patinati, commerciali e persero gran parte delle velleitè politiche che avevano contraddistinto la loro prima produzione.

L'ossatura del suono della "banda dei quattro" era affidata al basso dub e funky di Dave Allen ed alle figurazioni sincopate della batteria di Hugo Burnham. L'influenza del punk era più evidente nella chitarra spesso atonale e graffiante di Andy Gill, come nel canto nervoso e declamatorio di Jon King.

Per chi non li conoscesse e intendesse avvicinarvisi, il mio suggerimento è di partire dal primo album, quell'Entertainment! (1979) che, sin dalla copertina (una sorta di schemino di come il cowboy capitalista freghi l'indiano povero cristo), mostra bene quale fosse l'attitudine "marxista" del gruppo di Leeds.
Ma varrà bene anche il secondo Solid Gold (1981): sono dischi feroci, claustrofobici, ma anche estremamente ritmici e, strano a dirsi, ballabili. Segnarono la fusione tra funk e punk, una formula inedita e decisamente interessante.

Per chi li conosce e vuole sapere cosa accadde dopo, giungono benedette le ristampe del terzo e del quarto album, che latitavano negli scaffali dei negozi da più di un decennio.

Songs Of The Free (1982) è un disco nel quale è ancora riconoscibile la furia dei quattro di Leeds, ma ammansita e condita con una spalmatura di fiati e coretti che ammiccano alla dance e che certamente possono far storcere la bocca a più di un purista. Il fatto è che l'album, riascoltato oggi, mi sembra assolutamente godibile e, in alcuni episodi, quasi bello. L'estrema orecchiabilità di alcuni brani non mi disturba più di tanto, e la voce di Jon King tiene in piedi con decenza la baracca.

Per Hard (1982) è più difficile trovare parole buone: la deriva commerciale è troppo evidente e le soluzioni sonore hanno ormai perso di mordente. Ciò nonostante non mi sento di condannare del tutto neppure questo disco, eccettuate le ultime due tracce che rasentano la demenzialità. Ma neppure ve lo consiglio: è materiale per fan sfegatati che digerirebbero di tutto. Come me? Ehm, temo di si.

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