
Ora, a 60 anni suonati e con le idee, a quanto pare, ancora molto chiare, l'androgina ex-modella torna con Hurricane, un disco composto in gran parte con il compagno Ivor Guest ma che vede anche diverse collaborazioni degne di nota (Tricky, Brian Eno, Sly & Robbie).
Il singolo Corporate Cannibal, oltre ad avvalersi di uno splendido video, può vantare la collaborazione di Tricky e sonorità che ricordano da vicino l'album Mezzanine dei Massive Attack. E proprio con questi ultimi Grace era apparsa di recente, al Meltdown Festival di Londra, dove aveva presentato alcuni dei nuovi pezzi e, per l'appunto, il nuovo video.
Hurricane è un album sorprendente in quanto ricorda da vicino le uscite di Grace Jones dei primi anni '80 (in particolare Warm Leatherette e Nightclubbing) ma contemporaneamente è perfettamente ancorato al presente - se non al futuro - e non presenta alcun elemento anacronistico.

Il genere dominante è un reggae dub molto raffinato, spesso arricchito da arrangiamenti d'archi e da una elettronica piuttosto presente ma dosata con sapienza.
Le influenze e i rimandi non si contano. I primi due brani - This Is e Williams' Blood - portano alla mente i Faithless. Ma anche ai Massive Attack si pensa spesso, soprattutto in relazione a brani come I'm Crying (Mother's Tears) che non avrebbero sfigurato in Blue Lines. E' evidente invece la mano di Sly & Robbie in una composizione come Sunset Sunrise, un vero e proprio classico dalla melodia indimenticabile.
Ma ciò che tiene insieme il tutto, al di là di arrangiamenti e atmosfere, è la grandissima voce di Grace Jones, il suo recitato che irretisce l'ascoltatore e, man mano che si fa canto e melodia, lo ipnotizza inchiodandolo all'esperienza della musica. Un animale notturno che, tornando nelle ombre dalle quali era stato fagocitato, riafferma con autorevolezza il proprio potere.
Meritano una citazione i testi, che in Hurricane non sono mai secondari rispetto alla musica e impongono una personalità altera ma anche profonda e decisamente convincente. Spesso in quest'album Jones si fa delicata ed intimista, pur conservando il proprio ruolo iconico - si veda in questo senso l'apertura della prima traccia This Is: "This is my voice/My weapon of choice".
Un disco che marca un grandissimo ritorno, e che fa sorgere una legittima curiosità in merito ai due album che, pur completati, non hanno visto la luce nelle ultime due decadi. Forse i tempi non erano maturi, forse la pantera era in agguato in attesa delle proprie vittime. Sacrificatevi con gioia.
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