22 luglio 2011

Horrors numero tre

Non dev'essere facile essere attesi al varco come lo sono stati gli Horrors per il loro terzo album. Criticatissimi all'epoca dell'uscita di Strange House nel 2007, quando venivano considerati niente più che gli ennesimi epigoni sbiaditi dei Joy Division (solita cecità di una stampa musicale da barzelletta, visto che si trattava di tutt'altro), poi quasi osannati con il successivo Primary Colors nel 2009 (potere del nome di un produttore di lusso, Geoff Barrow dei Portishead, e di un album più a fuoco), con il nuovo Skying si giocano la credibilità e la possibilità di restare tra i nomi di spicco della scena alternativa anglosassone, qualsiasi cosa ciò voglia dire.

Comincio col dire che il disco non è brutto, non drammaticamente brutto, ecco. Ma non è neppure il loro migliore. Anzi, dopo qualche ascolto mi sembra il loro sforzo più deboluccio, sebbene si sentano ormai l'esperienza ed una certa abilità negli arrangiamenti. La produzione è stata forse il punto critico: deciso di potersela cavare da soli, i nostri hanno fatto forse il passo più lungo della gamba, visto che probabilmente un orecchio esperto avrebbe potuto dare a questo disco un po' di sostanza in più.

Il problema non sono i singoli brani, sebbene qualcuno vacilli pericolosamente sul ciglio della vacuità (l'opener valga come esempio su tutti, strana scelta metterla in apertura), ma le eccessive sbandate di genere e l'assenza, questa volta, di una direzione sonora definita, problema del tutto assente negli album precedenti.

La band non mi dispiace, la voce di Faris Badwan è molto interessante e merita attenzione, quindi non sarà un mezzo passo falso a farmeli bocciare definitivamente. Dovranno però dimostrare di poter fare di meglio, perchè con questo disco hanno imboccato una strada molto pericolosa.