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1 giugno 2013

Peter Murphy plays Bauhaus, Milano, 27/05/2013


Mr Moonlight Tour - Celebrating 35 years of Bauhaus

Senza commenti, il concerto completo di Peter Murphy ai Magazzini Generali di Milano, il 27/05/2013.

"Per chi l'ha visto e per chi non c'era"...  Ringraziate "lasyboylive" che lo ha caricato sul Tubo.

14 febbraio 2012

Aspettando la primavera

Dalis Car: Più di un anno dopo la morte di Mick Karn, sembra stia finalmente per vedere la luce l'EP dei Dalis Car che il bassista aveva registrato con Peter Murphy nell'autunno del 2010. Come vi avevo già riferito a suo tempo, si tratta di una collezione di cinque nuove tracce registrate dal duo, riunito a ben 26 anni dall'unico album, The Waking Hour. Il breve sodalizio artistico, nato dopo lo scioglimento delle band di origine (per chi fosse proprio capitato qui per caso: Japan e Bauhaus), si era chiuso quello stesso anno (1984) senza un seguito.

Il titolo dell'Ep è InGladAloneness, e sarà distribuito in formato CD la prossima primavera, soltanto attraverso il negozio online di Karn su BurningShed.com. È possibile pre-ordinarlo già adesso per farselo spedire il 5 di aprile.

Fino ad ora la famiglia di Karn aveva reso disponibile una sola traccia dall'EP, una versione rimaneggiata di Artemis, uno strumentale proveniente da The Waking Hour, che è stato riassemblato dal duo con l'aggiunta della voce di Murphy. All'EP hanno contribuito Steve Jansen, Theo Travis e Jakko M. Jakszyk.

Public Image Limited: A 20 anni dall'uscita dell'ultimo album That What is Not, i PIL, nella nuova formazione assemblata da John Lydon, daranno alle stampe, in una data ancora imprecisata tra maggio e giugno di quest'anno, il nuovo disco di inediti, che sarà intitolato This is PIL.

Si tratterà di 12 nuove tracce, anticipate per ora da un EP di 4 tracce che sarà disponibile solo nella versione in vinile. Il primo singolo, One Drop, è stato anticipato da Lydon in un programma della BBC, e può essere ascoltato qui.

Il leader - nonchè unico membro rimasto delle varie formazioni succedutesi dal 1978 al 1992 - ha dichiarato che l'album è stato "completato l'estate scorsa, e masterizzato a settembre", e che l'EP di One Drop è costituito da "quattro canzoni per dare un assaggio di cosa sia l'album, che conterrà 12 canzoni; si tratta di un sacco di musica che abbiamo messo assieme, ed è tutto materiale valido".

Colourbox: La 4AD ha pianificato per la prossima primavera un cofanetto che celebrerà i 30 anni dal debutto dei Colourbox, una band elettronica piuttosto atipica nel catalogo dell'etichetta. All'epoca il parco artisti 4AD era infatti dominato da formazioni new wave come Cocteau Twins, Clan of Xymox, X-Mal Deutschland, mentre i Colourbox proponevano un mix eclettico di dub, industrial, reggae, soul, r&B.

Il box conterrà 4 CD per un totale di 59 tracce, e coprirà tutta la discografia della band, dal 1982 al 1986, incluso l'introvabile mini album che era stato accluso gratuitamente alle prime copie del debutto del 1985.

La selezione delle tracce è stata effettuata dallo stesso Martyn Young (uno dei due membri fissi della band assieme al fratello Steve). Il primo disco contiene il primo album del 1985 (intitolato Colourbox come tutte le uscite della band) ed il mini album di 7 tracce. Il secondo disco contiene tutti i singoli 7 pollici, mentre il terzo raccoglie tutte le versioni originariamente edite su 12 pollici. Sul quarto disco sono inclusi il debutto del 1983, un mini album di 4 tracce, una BBC session di 8 canzoni ed una versione inedita della canzone Arena.

Tracklist: Colourbox, Colourbox

DISC 1:
1. “Sleepwalker”
2. “Just Give ‘em Whiskey”
3. “Say You”
4. “The Moon Is Blue”
5. “Inside Informer”
6. “Punch”
7. “Suspicion”
8. “Manic”
9. “You Keep Me Hanging On”
10. “Arena”
11. “Edit The Dragon”
12. “Hipnition”
13. “We Walk Around The Streets”
14. “Arena II”
15. “Manic II”
16. “Fast Dump”
17. “Sex Gun”

DISC 2:
1. “Baby I Love You So” (7-inch)
2. “The Official Colourbox World Cup Theme” (7-inch)
3. “Hot Doggie”
4. “The Moon Is Blue” (7-inch)
5. “Breakdown (Version 1)” (7-inch)
6. “Tarantula (Version 1)” (7-inch)
7. “Philip Glass”
8. “Looks Like We’re Shy One Horse” (7-inch)
9. “Say You” (7-inch)
10. “Fast Dump” (7-inch)
12. “Keep On Pushing”
13. “You Keep Me Hanging On” (7-inch)
14. “Breakdown (Version 2)” (7-inch)
15. “Tarantula (Version 2)” (7-inch)
16. “Shadows In The Room”
17. “Punch” (7-inch)

DISC 3:
1. “Looks Like We’re Shy One Horse/Shoot Out” (12-inch)
2. “Baby I Love You So” (12-inch)
3. “The Official Colourbox World Cup Theme” (12-inch)
4. “Breakdown (Version 1)” (12-inch)
5. “Tarantula (Version 1)” (12-inch)
6. “Say You” (12-inch)
7. “Fast Dump” (12-inch)
8. “The Moon Is Blue” (12-inch)
9. “You Keep Me Hanging On” (12-inch)
10. “Breakdown (Version 2)” (12-inch)
11. “Tarantula (Version 2)” (12-inch)
12. “Punch” (12-inch)

DISC 4:
1. “Shotgun”
2. “Keep On Pushing”
3. “Nation”
4. “Justice”
5. “Arena” (Extended Version)
6. “Punch” (BBC Session)
7. “Kill It” (BBC Session)
8. “Bleach” (BBC Session)
9.” Water Up The Tap” (BBC Session)
10. “The Look Of Love” (BBC Session)
11. “You Keep Me Hanging On” (BBC Session)
12. “The Wanderer” (BBC Session)
13. “Low Rider” (BBC Session)

16 giugno 2011

Peter Murphy Ninth

Peter Murphy aveva annunciato l'imminente rilascio di quest'album da quasi due anni, tanto è vero che aveva iniziato a suonarne alcuni brani già nel tour del 2009.

Per qualche motivo l'uscita è slittata fino a questi giorni, ma Ninth è finalmente nei negozi e possiamo dunque ascoltarlo e parlarne. Il titolo, innanzi tutto: questo è in realtà l'ottavo album di studio, che segue il precedente Unshattered dell'oramai lontano 2004, ma a tutti gli effetti il nono della carriera solista di Murphy, se contiamo anche il live uscito nel 2002.

Musicalmente, l'album è un chiarissimo ritorno al passato. Con Ninth, Murphy sembra aver capito che i cambiamenti di direzione degli ultimi due dischi non gli avevano assicurato la simpatia di un nuovo pubblico, anzi avevano allontanato parte della fan-base di un tempo. E allora si torna alle sonorità ed al songwriting degli album, più "classici" come Holy Smoke e Deep.

Il problema è che di quei dischi eredita pari pari anche i difetti. C'è poco da fara: senza i Bauhaus, Murphy è un grande interprete ma non riesce ad essere autore di brani memorabili. Qui ne spiccano tre o quattro, mentre il resto va bene per un effetto nostalgia, ma ad essere sinceri fa da onesto riempitivo. Riempitivo di lusso, sia chiaro: il nostro con quella voce potrebbe cantare qualsiasi cosa. Ma da un simile mostro sacro sarebbe lecito attendersi anche qualcosa di più.

Menzione d'onore per la splendida I Spit Roses, romantica, ben strutturata e arrangiata con cura (e anche accompaganata da un video all'altezza), e per Memory Go, frizzante ed orecchiabile ma cantata con una classe che la rende un vero gioiellino. Tra le altre, non male per esempio See Saw Sway e The Prince & All Lady Shed; ma come si è detto, il livello medio è da sufficienza e non me la sento di gridare al miracolo (come vedo fare da molti altri in giro per il web).

Ultima piccola grande osservzaione: questa band non mi piace. Solida, quadrata, fa bene il suo compitino ma non riesce a dare all'ex vampiro quello che gli manca: un Daniel Ash. Questa chitarra perennemente compressa, piatta piatta e senza fantasia, non è degna di un Peter Murphy. Urgerebbe un innesto di altra levatura.

7 ottobre 2009

Peter Murphy live a Milano, Alcatraz, 05/10/2009

Peccato che fossimo davvero pochini lunedì sera all'Alcatraz.

Peccato perchè il concerto di Peter Murphy (per chi non se lo ricordasse, parliamo del cantante dei grandi Bauhaus) avrebbe meritato un'audience decisamente più nutrita delle scarse 300 persone che ho contato a occhio.

E l'avrebbe meritata a prescindere dal suo status di leggenda vivente (o non morta, se vogliamo scavare nell'immaginario della vecchia hit alternativa Bela Lugosi Is Dead) della scena proto-goth inglese.

La carriera solista del signor Murphy inizia già nel 1983, subito dopo lo split della band, quando si dedica al progetto Dali's Car con Mick Karn (reduce dalla carriera di bassista dei Japan). Nel 1986 esce il primo album a suo nome, seguito nei due decenni successivi da uscite sporadiche ma piuttosto regolari, fino a totalizzare sette album, un live ed una raccolta.

E a breve uscirà l'ottavo album. Nel frattempo vengono pubblicate alcune cover di brani amati dal cantante, il quale non ha mai nascosto la propria passione per la scena glam degli anni '70. Una tradizione, quella delle cover, che viene diritta diritta dagli anni con i Bauhaus, che quasi ne abusarono riportando al successo, tra gli altri, pezzi di Bowie (vedi l'indimenticata Ziggy Stardust, non a caso riproposta in questo tour) e di Marc Bolan. Non per niente questa serie di concerti prende il nome di Secret Cover Tour.

Onorato l'obbligo di questo veloce riassunto, vengo alla sostanza: Peter Murphy è uno di quei personaggi che, nonostante l'età, e nonostante - va detto - un repertorio non sempre brillante, riempiono la scena con un gesto, con uno sguardo, con una pausa, con una battuta. Una capacità di generare atmosfera e di caricare di significato espedienti che in mano ad altri parrebbero banali e triti, che la dice lunga sulla stoffa di un artista la cui grandezza è stata ancora una volta dimostrata sul palco dell'Alcatraz. Per tacere di una voce da brividi che riesce a nobilitare anche la più scipita delle canzoni - figuriamoci quando affronta cose come Every Dream Home A Heartache dei Roxy Music, oppure Transmission dei Joy Division o ancora, in chiusura di serata, l'intramontabile Space Oddity del solito Bowie.

Non è mancata una riproposizione di The Passion Of Lovers dei Bauhaus (nel tripudio del pubblico che non aspettava altro) ma anche di Too Much 21st Century, brano di apertura del disco di addio della band pubblicato nel 2008.

Dal proprio repertorio il nostro ha ripescato alcune delle canzoni che più strizzano l'occhio al passato new wave: cito a memoria All Night Long, Socrates The Python, Time Has Nothing To Do With It, Deep Ocean Vast Sea, Cuts You Up, A Strange Kind Of Love...
Molte però anche le canzoni inedite, scelte tra quelle che riempiranno il prossimo disco.

Un doveroso plauso va ad un artista che avrebbe potuto facilmente, superati i 50 anni, riposare sugli allori del proprio stesso mito e continuare a riempire palazzetti con l'ennesima reunion dei Bauhaus, e che ha invece preferito scommettere ancora una volta su se' stesso e sul futuro, scegliendo di radunare 300 persone a serata in un tour lungo e faticoso, incentrato sul nuovo materiale nel quale, evidentemente, crede molto.

A chi dal pubblico gli urlava l'ennesimo titolo dei Bauhaus, nel solito giochino stupido dei "desiderata" che si ripropone in queste occasioni, Murphy ha risposto, pressapoco: "You want to listen to a classic, and this is a new song. But in 4 years you will hear this song and say ooh, this is a classic Peter Murphy song... So imagine you listen to this song in 4 years. It's a classic."
Chapeau.

5 luglio 2009

John McGeoch (1955-2004)

Ci sono personaggi che attraversano la storia della musica lasciandovi un'impronta profonda, al punto da essere citati come importante fonte di ispirazione da generazioni di successori, ma che non riescono a raggiungere fama e notorietà, se non in ambienti ristretti agli appassionati ed agli addetti ai lavori.

Uno a cui è toccata questa sorte è sicuramente John McGeoch, un chitarrista scozzese molto attivo tra il 1976 e il 1992, anni nei quali si alternò in diverse band dai nomi, questi sì, notissimi: fu infatti nell'organico di Magazine, Visage, Siouxsie And The Banshees, PIL.

McGeoch è stato un artista originale, dallo stile riconoscibile e molto personale. Usciva spesso dagli schemi di genere, ribaltando i clichè chitarristici abituali, e spesso ha delineato nuove traiettorie per lo sviluppo delle band alle quali ha contribuito.
Mi piace sottolineare in particolare un suo tratto caratteristico, quello di scegliere spesso di suonare l'ultima cosa che ci si potesse attendere dallo sviluppo del brano. Non fu un grande solista, ma il suo approccio armonico e il tipico stile negli arpeggi, oltre all'uso creativo dell'effettistica, lo pongono una spanna più sopra e dieci anni più avanti di molti contemporanei.

Iniziò la carriera artistica in pieno punk collaborando a band come The Skids e i Generation X di Billy Idol, prima di approdare ai Magazine di Howard Devoto. Con loro pubblicò i primi tre splendidi album, negli anni tra il '78 e l'80. Il suo apporto a questa grande band è fondamentale, ed anche alla sua creatività si devono gemme come Shot By Both Sides, The Light Pours Out of Me e A Song from Under the Floorboards.

Fece parte anche della formazione dei Visage, il gruppo seminale del movimento new romantic, nato per volontà di Steve Strange. Dal primo album va ricordato almeno il singolo Fade To Grey (1980), baciato da un grande successo commerciale e tuttora presente in qualsiasi compilation anni '80 che si rispetti.

Passò poi ai Banshees, una formazione nella quale, forse per i delicati equlibri interni della band, si sono alternati innumerevoli chitarristi. Tra tutti fu il più stabile (partecipò a 3 album tra l'80 e l'82), e più volte Siouxsie ha dichiarato che John è stato il miglior chitarrista della band e quello che maggiormente ha contribuito a definirne il sound, arrivando una volta a definirlo "il mio chitarrista preferito di tutti i tempi". Gli album nei quali appare in organico sono dei classici e contengono molti dei brani più noti della band: Happy House, Christine, Spellbound, Cascade, Melt!...
Lasciò il gruppo a seguito di un esaurimento nervoso (destino che lo unisce a Robert Smith, che mollò Siouxsie prima di un tour per il medesimo motivo).

Si dedicò poi agli Armoury Show, con i quali pubblicò il primo album, e a vari progetti e collaborazioni (da citare almeno la partecipazione al primo album solista di Peter Murphy).

Entrò infine nei Public Image Limited di John Lydon, gruppo che nella seconda metà degli anni '80 si affacciava al proprio declino, ma che darà alle stampe ancora tre album ricchi di spunti interessanti sebbene non sempre riusciti. Il gruppo si scioglierà definitivamente nel 1992.

Qui in pratica si spegne la carriera discografica di McGeoch. Dopo alcune ulteriori collaborazioni con diversi artisti, e qualche tentativo abortito di mettere insieme una nuova band, si dedicò infine all'attività di infermiere. Morirà nel sonno nel 2004, all'età di 48 anni.

A citarlo come grande fonte di ispirazione sono stati, tra gli altri, The Edge, John Frusciante, Dave Navarro, Johnny Marr, i Radiohead.

Per ulteriori approfondimenti potete partire dalla pagina a lui dedicata su Wikipedia, o dalle note sul sito dei PIL.

Vi propongo una discografia minima:

Magazine: Real Life (1978)
Magazine: Secondhand Daylight (1979)
Magazine: The Correct Use of Soap (1980)
Visage: Visage (1980)
Siouxsie And The Banshees: Kaleidoscope (1980)
Siouxsie And The Banshees: Juju (1981)
Siouxsie And The Banshees: A Kiss in the Dreamhouse (1982)
The Armoury Show: Waiting for the Floods (1985)
Peter Murphy: Should The World Fail To Fall Apart (1986)
Public Image Limited: Happy? (1987)
Public Image Limited: 9 (1989)
Public Image Limited: That What Is Not (1992)