Visualizzazione post con etichetta Motörhead. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Motörhead. Mostra tutti i post

8 gennaio 2011

Eternamente Motörhead

Un ritornello che si ripete ad ogni uscita dei Motörhead (ormai puntualissimi: un disco al biennio) è che la band di Lemmy è sempre uguale a se' stessa e che ogni album è solido, roccioso e bla bla bla.

Un altro luogo comune recita che i dischi gli vengono buoni uno si e l'altro no. Uno spacca, il successivo così cosà, quello dopo spacca di nuovo, e così via.

Se è così, The Wörld is Yours deve necessariamente appartenere ad una uscita "pari", ossia di quelle dignitose ma che non sono proprio un granchè.

In effetti, dopo averlo ascoltato ho rimesso nel lettore il precedente Motörizer e ho dovuto convenire con me stesso che lo preferivo.

Il nuovo album ha un sapore molto garage, più punk&roll rispetto al precedente - che suonava molto più "tirato". Niente di male in questo, sono scelte (e a volte i nostri ci hanno preso rallentando un po'); i pezzi scorrono comunque via che è una bellezza e il terzetto è sempre in ottima forma, ma c'è poco di memorabile in queste tracce: non trovo appigli per aver voglia di afferrare proprio questo disco quando, nei prossimi mesi, mi verrà l'idea di tirar su un CD dei Motörhead scegliendo tra i 25 dischi di studio sfornati dalla band.

Anzi, ora che ci penso è un po' che non riascolto quel gran disco che ancora nel 2004 è stato Inferno... tanto per non andare a ripescare Orgasmatron o Ace of Spades.

19 settembre 2008

Motörhead forever

Appena sfornato ed eccolo qua, che mi guarda torvo dalla scrivania.
Motörizer è il ventiquattresimo disco di studio dello storico gruppo capitanato da Lemmy Kilmister, i cui inizi sembrano perdersi nella notte dei tempi (benchè risalgano alla fin fina a "soli" 30 anni fa).
Una discografia invidiabile, ma che ha corso, e corre, il rischio di riempirsi di titoli non essenziali e di perdere per strada qualità e integrità.
Eppure anche stavolta, come al solito, si parla di un album "sempre uguale" che però suona ai massimi livelli, come se un tocco magico consentisse ai tre Motörhead di continuare a "fare ottimo rock'n'roll" (parole loro) e di evitare le trappole del tempo, nelle quali invece cascano a turno tanti loro colleghi (se sto pensando ai Four Horsemen? si, ad esempio).

Motörizer si apre velocissimo e potente, come da tradizione, e se non fosse per la produzione potrebbe sembrare un album di 10, 20 o anche 30 anni fa. Il che può essere sia un male che un bene, ma visto il risultato viene da propendere per la seconda ipotesi.
Inutile stare qui a fare una lista con tanto di titoli e commenti: basti sapere che al primo seguono altri dieci brani che, pur con qualche leggera sbavatura qua e là, snocciolano l'alfabeto del rock (o del metal, se volete) in modo convincente e perentorio, e i 63 anni di Lemmy quasi quasi ti convincono che si può invecchiare in modo più che dignitoso.