22 gennaio 2009

Viva le cassette!

Per la serie "la prima regola di un blog è la rapidità", ma anche per la serie "chi se ne frega della regole", eccomi a parlare, ancora una volta, di un libro che non è proprio freschissimo di stampa.

Stavolta non sono in ritardo così clamoroso: il volume è uscito in Italia nell'estate del 2008, quindi se spegnete il PC davanti al quale vi state rincretinendo e andate a farvi due passi, lo potete trovare ancora in tutte le librerie, dove per un po' di euri potreste anche decidere (saggiamente) di portarvelo a casa.

Ma andiamo con ordine.
Thurston Moore sappiamo tutti chi è; per i più gravemente distratti ricordo velocemente che si tratta di uno dei fondatori, nonchè membro tuttora attivo, dei Sonic Youth. Personaggio influentissimo nell'ambiente musicale e artistico, il nostro Thurston si è formato tra la fine dei '70 e i primi '80, gli anni in cui si diffondeva un oggettino allora nuovissimo e rivoluzionario: l'audiocassetta.

Chi ha vent'anni o meno, non può capire (o può soltanto immaginare) quale incredibile sconvolgimento culturale rappresentò l'introduzione sul mercato di questo strumento tecnologico che aveva un aspetto che oggi può apparirci estremamente vintage: un piccolo involucro in umile plastica tenuto insieme da viti, estremamente fragile, il cui funzionamento, in realtà piuttosto complesso, era affidato a cose come rulli e spugnette, e nel quale scorreva un nastro magnetico (quale vetustà), sul quale potevano essere registrati con grande facilità i contenuti più svariati.

All'improvviso, nasceva un sovvertimento del sistema al quale era affidata la diffusione della musica. Il disco in vinile, oggetto diffusissimo ma la cui produzione era appannaggio esclusivo dell'industria e la cui duplicazione risultava impossibile in ambiente domestico, poteva essere trasferito in un oggetto portatile e modificabile a proprio piacimento. Oggi, dopo anni di battaglie legali e spesso vacuamente moraliste sulla diffusione della musica in rete - grazie a quella successiva rivoluzione che è stato il formato mp3 - pochi ricordano che anche contro la cassetta vennero lanciati strali da parte dell'industria discografica, che vide subito in questa semplicità di duplicazione un nemico spaventoso.

Ma l'audiocassetta, al di là di ciò, facilitò la realizzazione di musica in proprio da parte di milioni di artisti in tutto il mondo. Il registratore a 4 piste consentì la produzione di demo che aprirono la strada al DYI e svolse una parte importantissima nella storia del punk, della new wave, ma anche della disco e di tanti altri generi che nacquero nel fervore di quegli anni.

Un altro aspetto eccezionale, e che questo libro pone in risalto in modo nostalgico e poetico al tempo stesso, fu la possibilità di creare le proprie compilation: i mix tape, o cassettine, come molti ancora amano chiamarle, alle quali si affidavano le proprie preferenze musicali. Chi scrive ricorda benissimo le nottate passate ad incasellare una dietro l'altra canzoni disparate, scelte dalla propria collezione di dischi, allo scopo di crearsi dei piccoli palinsesti personalizzati, da riascoltare in un ordine di proprio gradimento, oppure da regalare agli amici, perchè conoscessero e apprezzassero (se tutto andava bene) il proprio mondo musicale.

La stessa cosa può oggi essere realizzata con il compact disc, ma con due differenze culturali fondamentali. La prima è ravvisabile in una banale conseguenza della diversa tecnologia utilizzata: la realizzazione di una raccolta su cassetta implicava un maggiore coinvolgimento fisico nella creazione. Era necessario, innanzi tutto, ascoltare i brani mentre li si passava su nastro, consentendo una partecipazione alla fruizione di chi avrebbe ricevuto la cassetta, cosa che con il CD è superata dalla possibilità di trasferire il tutto con pochi clic di mouse; e bisognava possedere gli originali, su vinile oppure in un'altra cassetta.
La seconda differenza rispetto ad oggi stava nell'aspetto rituale e creativo con cui era necessario, fisicamente, trascrivere titoli e autori sull'involucro della cassetta, processo che spesso andava al di là della semplice scrittura a mano (che valeva già di per sè a imprimere parte di sè sul prodotto finale), estendosi alla realizzazione in alcuni casi di veri e propri piccoli oggetti d'arte: l'uso di pennarelli, adesivi, trasferibili, collage, era non solo uno sfogo alla propria creatività ma anche un modo di sottolineare il valore che si dava all'operazione, tra impiego del tempo e fissazione su carta del proprio immaginario e dei propri sentimenti.

Di tutto questo dà conto la raccolta realizzata da Thurston Moore, che potrà schiudere a molti la visuale su un mondo ormai scomparso, e intenerire chi ne ha fatto orgogliosamente parte.

13 gennaio 2009

Frequenze fiorentine

Quando uscì questo libro - oramai si parla di 6 anni fa - lo notai subito in un negozio Feltrinelli.
A dire il vero mi colpì il titolo: la copertina, pur bella, non rende un'idea fedele del contenuto.

Nello sfogliarlo mi resi immediatamente conto che si trattava di qualcosa di prezioso: fotografie, interviste ed interventi dedicati alla Firenze "new wave" degli anni '80, con un ampio spazio dato non solo alla musica ed ai gruppi attivi in quel periodo, ma anche ai fermenti della moda, ai locali "storici", alle realtà editoriali, al teatro, alle radio.

Quel giorno andavo di fretta, riposi il volume sullo scaffale e pensai che l'avrei comprato alla prima occasione. Non avevo messo in conto la mia innata tendenza a procrastinare e la breve durata, dal punto di vista editoriale, che hanno certe opere. Quando finalmente mi decisi a tornare con l'intenzione di comprarlo, non ce n'era più traccia.

E' dunque da un bel po' di tempo che, finora invano, lo cercavo dappertutto. E' facile verficare che nessun negozio lo ha più tra le rimanenze; che l'editore Arcana, che ha cambiato proprietà, non lo ha più in catalogo; che nessuna libreria online lo mostra più tra le opere disponibili.

Me lo sono infine accaparrato, quando stavo perdendo le peranze, in un negozio di remainders in piazza Dante a Napoli: città della quale potrei dire di tutto, ma non che non sia capace di regali e gioie inaspettate. E dunque eccolo qui, non proprio in perfette condizioni, ma passabile, e con un valore aggiunto che ora non avrebbe se l'avessi portato via quel giorno in Feltrinelli.

Naturalmente, arrivo tardi per una recensione. Il volume è stato ormai segnalato e commentato da numerosi lettori appassionati. vi posto dunque soltanto una veloce carrellata, per portarlo all'attenzione di chi non lo conoscesse.

Bruno Casini, che ha raccolto i testi che costituiscono la sostanza del volume, è tra i più titolati a parlare della Firenze anni 80. E' stato infatti una figura onnipresente nella scena musicale e artistica fiorentina: fu uno dei fondatori e direttore artistico del mitico Banana Moon, tra i fondatori della rivista Westuff, ed ha diretto per oltre dieci anni l’Independent Music Meeting. Questo non è il primo libro che ha pubblicato, e neppure l'ultimo in ordine di tempo (segnalo ad esempio 1975: viaggio in Afghanistan. Viaggi ed avventure freak, Tondelli e la Musica, il recente Banana Moon).

La struttura del testo è semplice e al tempo stesso efficacissima: niente premesse, nessuna vera e propria divisione in capitoli. Si succedono dunque, uno dietro l'altro, interviste (in gran parte fatte dallo stesso Casini) ed interventi di artisti coinvolti a vario titolo nelle frequenze fiorentine. Il libro può dunque essere letto in ordine ma anche sfogliato a proprio gusto: io non ho resistito alla tentazione di leggere per primi gli interventi di Nicola Vannini (prima voce dei Litfiba), Antonio Aiazzi, Gianni Maroccolo (tastiera e basso dei primi Litfiba), Antonio Glessi (dei GMM), Maurizio Fasolo (Pankow), Marcello Michelotti (Neon), per poi saltellare qua e là curiosando tra i nomi più e meno noti.

Un libro ricchissimo di informazioni e personaggi, che potrà schiudere per molti la visuale su un fermento artistico che spaziava in tutti i campi, ben oltre di quanto oggi si ricordi.

Cercatelo anche voi, ne vale la pena.