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16 settembre 2012

Death Box, malloppone per i fan di Rozz

Ancora una volta l'americana Cleopatra Records riesce nel doppio obiettivo di fare opera meritevole da un lato e di far storcere il naso ai puristi dall'altro.

L'opera meritevole, questa volta, consiste nella ristampa di tutto il materiale dei Christian Death degli anni '90 con Rozz Williams, con un ricco book da 50 pagine ad accompagnare il contenuto musicale.

La scelta discutibile è invece quella di aver ficcato tutto quanto in un box di 5 CD, senza alcun rispetto per il formato di pubblicazione originario da cui proviene il materiale proposto.

Col risultato che i vecchi fan, già in possesso di buona parte dei dischi qui raccolti, o si comprano tutto il box per recuperare una manciata di tracce (a prezzo abbordabilissimo, va detto: poco più di 30 euro); oppure lasciano perdere e continuano a cercarsi quel disco originale che gli manca in collezione, ben sapendo che la Cleopatra a ristamparli uno ad uno con la rispettiva grafica d'origine non ci pensa nemmeno (salvo farlo a sorpresa tra qualche anno).

Esaurite le mie valutazioni da collezionista psicopatico, vado a elencarvi quanto viene assemblato in questo Death Box (titolo di grande originalità, nevvero). Chi siano i Christian Death e Rozz Williams, beh, se non lo sapete non vi interessa nulla di quanto qui esposto. Ascoltatevi il fondamentale Only Theatre of Pain (1982) e poi fatevi risentire.

CD1
Iron Mask (1992): l'album di rientro di Rozz alla testa di una band col nome Christian Death, che compila nuove registrazioni di vecchi brani.
Skeleton Kiss (1992): EP con due remix della title track, un altro remix e un brano live
The Original Shadow Project (1990): l'inclusione di questo EP è discutibile, in quanto formalmente attribuito ad un'altra band (che ha dato vita a sua volta a 3 album), ma storicamente fu questo il punto di origine che diede vita ai nuovi Christian Death di Rozz
CD2
The Path Of Sorrows (1993): il primo album di studio composto di brani originali
Invocations (1994): di questo album, raccolta di studio outtakes e live del periodo 81-89, vengono qui inclusi solo i brani di studio; una scelta comunque poco coerente con l'ordine cronologico
CD3
The Rage Of Angels (1994): il secondo album di studio di brani originali
Death In Detroit (1995): raccolta di remix
CD4
Death Mix (1996): remix album
CD5
Sleepless Nights (1990): live album
Every King A Bastard Son (1992): album solista di Rozz, qui incluso senza logica alcuna...
DVD
Live In Los Angeles (1993): il live del decennale, con la formazione originale del periodo 83/84

Ingrandite l'immagine per le tracklist nel dettaglio:

15 agosto 2009

Colonna sonora per un ferragosto di città

Mi sveglio presto, fa già molto caldo, ho mal di testa. Le giornata inizia ma non vuole iniziare, l'aria viscosa mi manipola in modo molesto, muovermi mi causa fastidio. E' necessario qualcosa di lieve, che non cerchi di darmi una spinta che non tollererei, ma che mi coccoli un po', mi faccia sentire a casa. From the Heart degli Shadow Project mi sembra la scelta migliore. Le voci decadenti di Rozz Williams ed Eva O, che spiccano sugli arrangiamenti delicati di quest'album, mi tengono in piedi mentre preparo i primi due caffè della giornata.

Dopo questo inizio, è difficile proseguire senza scossoni. Scelgo Cold dei Lycia, un album che dovrebbe far pensare alle distese siberiane ma che a mio modo di sentire si adatta perfettamente anche ad un Sahara desolato e cementificato come la Milano del 15 di agosto.
Quest'album è un plagio raffinatissimo di tutto il repertorio 4AD degli anni '80, rimescolato con una sensibilità tipicamente americana. Monotono, ripetitivo, quasi interminabile: i suoi pregi che sono, volendo, anche i suoi difetti (due categorie che spesso coincidono).

Prima di mezzogiorno decido di uscire a fare un giro in bicicletta. Se devo morire per la temperatura e l'afa, voglio che accada in modo eroico, mentre pedalo stoicamente nell'ora più calda dell'anno. Mi accompagna Ballate per Piccole Iene. Per diversi motivi. Perchè gli Afterhours sono la mia colonna sonora di questo agosto. Perchè glielo devo, perchè anni fa li ho snobbati, e perchè loro lo devono a me, per la tristezza che mi infondono. Per quella piccola iena che uccide ma non vuol morire. Per il suono sincero di quest'album maturo che suona come un'opera prima. Perchè l'amore è una malattia dalla quale non si sa guarire.

Sulla strada del ritorno cambio tutto. E' necessario che nel lettore scivoli qualcosa come Infini dei Voivod perchè io abbia la forza di tornare indietro, di non svenire per strada, di non lasciar andare la ruota anteriore della bicicletta nei binari del tram, così da rompermi la testa sul pavè.
Che grande album, quest'ultimo dei canadesi.
La cosa che amo di più dei dischi dei Voivod è che ogni volta che li ascolto li trovo un po' più belli, un po' più incredibili, un po' più imprenscindibili.
E, ora e sempre, onore a Piggy, eroe immortale nel paradiso del metal.

Pomeriggio a casa. Gli occhi incollati allo schermo del PC, le dita lente sulla tastiera, mentre dalle casse dello stereo si spandono con cupa indolenza le note di Blues For The Red Sun dei Kyuss.
Un disco nato dal deserto, che non si può non ripescare il 15 di agosto.
Cupo, sudato, pesante, ipnotico, lento, distorto, psichedelico, valvolare, tellurico, rovente, brutale, acido, corposo, pulsante, un lungo inno lisergico che macina tutto l'hard rock dei settanta e lo filtra in un amplificatore per basso.

Nel tardo pomeriggio mi trascino sul lenzuolo, trasformandolo subito in sindone. Eleggo Second Edition dei PIL a traghettatore nel mondo dei sogni confusi che seguiranno. Un disco che rappresenta i miei sedici anni, ed è soprattutto per questo che prediligo l'edizione "normale", quella senza il famoso "metal box": per la copertina che ho amato negli anni '80. Dire di quest'album qualcosa che non sia stata già detta, e molto meglio, mi risulta impossibile. Lascio allora che il basso di Jah Wobble e la voce stidula di John Lydon si scolpiscano fluttuando nella stanza, mentre vi si sovrappongono immagini oniriche della mia camera di adolescente.

1 aprile 2008

Rozz Williams, 1963-1998

Oggi, 1 aprile 2008, sono trascorsi esattamente 10 anni dalla morte di Rozz Williams, cantante della prima formazione dei Christian Death e figura carismatica del goth-punk statunitense.

In genere non sto particolarmente attento alle date ed alle celebrazioni, ma questa ricorrenza mi è stata fatta notare in un momento in cui stavo ripensando ad un album in particolare, e mi pare che si tratti di un'ottima occasione per segnalarlo.

Nel 1995 Rozz Williams e Gitane Demone (altra ex Christian Death, proveniente però dalla formazione capitanata da Valor) diedero alla luce Dream Home Heartache, un album basato su sonorità pianistiche e sulla combinazione tra la voce esuberante di Gitane e il sussurro struggente di Rozz. Una gemma seminascosta nella discografia "parallela" ai Christian Death, che meriterebbe una riscoperta (ed una nuova distribuzione in Italia).

Vado a sentirmelo a luci spente.
Buona notte, Rozz.