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22 novembre 2011

E tornano anche i Magazine

Ed ecco qua anche loro, i mitici Magazine, redivivi dopo ben 30 anni.

Sembrava impossibile (Paul Morley aveva dichiarato che dava più probabile la glaciazione dell'inferno che una loro reunion), ma dopo la riformazione del 2009, per una lunga sequenza di live molto ben accolti dal pubblico, ora arriva anche un nuovo album di studio.

La formazione non è esattamente quella originale, ma comprende Devoto, Formula e Doyle (voce, tastiera e battiera), un ottimo 3 su 5. Il bassista Barry Adamson aveva partecipatop al tour, ma ha poi preferito lasciare per dedicarsi al suo impegno principale, che sono ormai le colonne sonore. Lo ha sostituito Jon "stan" White, mentre al posto del chitarrista John McGeoch, deceduto nel 2004, c'è Noko, già nei Luxuria con lo stesso Devoto, poi negli Apollo 440 - di cui fa ancora parte - e in un numero incredibile di altre band.

Uscire con un nuovo album a 30 anni di distanza dall'ultimo non è una passeggiata. Soprattutto per una band che ha uno status di culto come quello dei Magazine, e i cui primi 4 album sono considerati dei capolavori del post-punk (e non solo). Mi sono dunque accostato a No Thyself con cirscospezione, senza farmi troppe illusioni, attendendomi un risultato deludente a prescindere, un po' come era stato per l'album dello stesso Devoto con Pete Shelley nei primi anni del decennio scorso, interessante sulla carta ma poi rivelatosi niente di che.

E invece... Invece mi trovo ad ascoltare un album più che degno di portare in copertina il nome dei Magazine. Certo, lo dico subito, le scelte sono state molto conservative: poca innovazione, molto ritorno alle origini. Ma avrebbe avuto senso rifondare la band per snaturarne il suono? Direi di no, nessuno in quel caso avrebbe risparmiato critiche alla scelta di riciclare il nome per poi tradirne l'identità. E allora eccoci a godere del ritorno di sonorità familiari, dalle progressioni di chitarra alla McGeoch (che Noko riesce a ricreare in modo convincente grazie anche al fatto di essere stato in quella scena, ai tempi, di fianco ai protagonisti), ai classici fraseggi di tastiera di Dave Formula, in sospeso tra prog e new wave, fino ai testi sempre sorprendenti di Howard Devoto.

L'album infila 11 tracce che ascolto dopo ascolto si consolidano fino a suonare classiche come quelle degli album dell'epoca (se non mi credete, fate un po' la prova). In particolare segnalo Other Thematic Material che ricorda da vicino brani come Shot By Both Side e fa un effetto "brivido lungo la schiena" al primo ascolto; Hello Mister Curtis (With Apologies), in cui Devoto dialoga con Ian Curtis e Kurt Cobain, giungendo alla conclusione "But I’ve made my decision / To die like a King / Like Elvis / On some godforsaken toilet"; la godibile Happening In English; Final Analysis Waltz, in cui Noko si esibisce in un numero di chitarra post punk da fare invidia a molti virtuosi senz'anima. Non ci sono, comunque, riempitivi o scarti: l'intera scaletta merita un 8 pieno (si, dopo più di 3 anni abdico ad una ferrea regola non scritta, e do un voto).

01. Do The Meaning
02. Other Thematic Material
03. The Worst Of Progress...
04. Hello Mister Curtis (With Apologies)
05. Physics
06. Happening In English
07. Holy Dotage
08. Of Course Howard (1979)
09. Final Analysis Waltz
10. The Burden Of A Song
11. Blisterpack Blues

21 settembre 2009

Play more Magazine

Ristampa ghiotta per Play, classico album dal vivo dei mai abbastanza lodati Magazine, tra l'altro da poco riformatisi per una serie di concerti.

La nuova edizione è stata abbondantemente espansa ed ora consta di due CD.

Il primo disco ripropone tutti i brani presenti nella vecchia edizione (da una registrazione del concerto alla Melbourne Festival Hall del 6 settembre del 1980), con l'aggiunta di due canzoni recuperate dai nastri originali: Feed the Enemy e Shot by Both Sides.

Il secondo disco è invece relativo allo show, finora ssolutamente inedito, tenutosi alla Manchester Lesser Free Trade Hall due anni prima , il 21 luglio del 1978.
Ovviamente è questo CD a suscitare il maggiore interesse, in quanto offre la possibilità di ascoltare nove brani suonati dal vivo dalla formazione originale della band e rimasti fino ad ora sepolti in qualche armadio ad accumulare strati di polvere.

La qualità audio del primo set è eccellente e fotografa la band in un momento di forma splendida. Le versioni dei brani sono a volte anche migliori di quelle originali, e la resa dal vivo dei musicisti testimonia un affiatamento che origina dall'intensa attività sul palco per diversi anni.

Il set del 1978 è caratterizzato da una minore pulizia del suono e da una minore precisione nell'esecuzione, ma gode di una notevole energia più vicina all'origine punk della band (Howard Devoto era stato il cantante dei Buzzcocks). Si nota una maggiore libertà espressiva del tastierista Dave Formula, che si lascia andare più facilmente a variazioni nelle proprie parti, mentre è come al solito solidissimo il basso di Barry Adamson (poi nei Bad Seeds di Nick Cave).

Soprattutto, nel 1978 c'era ancora la chitarra di John McGeoch, mio mito personale, che nel set del 1980 era stato sostituito da Robin Simon (del quale va detto che assolse ottimamente al suo compito).

Una ristampa imperdibile per tutti i fan di questo gruppo tra i più sottovalutati della sua epoca, e che è invece stato una fondamentale influenza per decine di band fino ad oggi, come la storia ha dimostrato.

Disco 1

1. Feed the Enemy
2. Give Me Everything
3. A Song from Under the Floorboards
4. Permafrost
5. The Light Pours Out of Me
6. Model Worker
7. Parade
8. Thank You (Falettinme Be Mice Elf Agin)
9. Because You're Frightened
10. Shot by Both Sides
11. Twenty Years Ago
12. Definitive Gaze

Disco 2

1. Definitive Gaze
2. Touch and Go
3. Burst
4. The Light Pours Out of Me
5. My Tulpa
6. Shot by Both Sides
7. Give Me Everything
8. Big Dummy
9. My Mind Ain't So Open

5 luglio 2009

John McGeoch (1955-2004)

Ci sono personaggi che attraversano la storia della musica lasciandovi un'impronta profonda, al punto da essere citati come importante fonte di ispirazione da generazioni di successori, ma che non riescono a raggiungere fama e notorietà, se non in ambienti ristretti agli appassionati ed agli addetti ai lavori.

Uno a cui è toccata questa sorte è sicuramente John McGeoch, un chitarrista scozzese molto attivo tra il 1976 e il 1992, anni nei quali si alternò in diverse band dai nomi, questi sì, notissimi: fu infatti nell'organico di Magazine, Visage, Siouxsie And The Banshees, PIL.

McGeoch è stato un artista originale, dallo stile riconoscibile e molto personale. Usciva spesso dagli schemi di genere, ribaltando i clichè chitarristici abituali, e spesso ha delineato nuove traiettorie per lo sviluppo delle band alle quali ha contribuito.
Mi piace sottolineare in particolare un suo tratto caratteristico, quello di scegliere spesso di suonare l'ultima cosa che ci si potesse attendere dallo sviluppo del brano. Non fu un grande solista, ma il suo approccio armonico e il tipico stile negli arpeggi, oltre all'uso creativo dell'effettistica, lo pongono una spanna più sopra e dieci anni più avanti di molti contemporanei.

Iniziò la carriera artistica in pieno punk collaborando a band come The Skids e i Generation X di Billy Idol, prima di approdare ai Magazine di Howard Devoto. Con loro pubblicò i primi tre splendidi album, negli anni tra il '78 e l'80. Il suo apporto a questa grande band è fondamentale, ed anche alla sua creatività si devono gemme come Shot By Both Sides, The Light Pours Out of Me e A Song from Under the Floorboards.

Fece parte anche della formazione dei Visage, il gruppo seminale del movimento new romantic, nato per volontà di Steve Strange. Dal primo album va ricordato almeno il singolo Fade To Grey (1980), baciato da un grande successo commerciale e tuttora presente in qualsiasi compilation anni '80 che si rispetti.

Passò poi ai Banshees, una formazione nella quale, forse per i delicati equlibri interni della band, si sono alternati innumerevoli chitarristi. Tra tutti fu il più stabile (partecipò a 3 album tra l'80 e l'82), e più volte Siouxsie ha dichiarato che John è stato il miglior chitarrista della band e quello che maggiormente ha contribuito a definirne il sound, arrivando una volta a definirlo "il mio chitarrista preferito di tutti i tempi". Gli album nei quali appare in organico sono dei classici e contengono molti dei brani più noti della band: Happy House, Christine, Spellbound, Cascade, Melt!...
Lasciò il gruppo a seguito di un esaurimento nervoso (destino che lo unisce a Robert Smith, che mollò Siouxsie prima di un tour per il medesimo motivo).

Si dedicò poi agli Armoury Show, con i quali pubblicò il primo album, e a vari progetti e collaborazioni (da citare almeno la partecipazione al primo album solista di Peter Murphy).

Entrò infine nei Public Image Limited di John Lydon, gruppo che nella seconda metà degli anni '80 si affacciava al proprio declino, ma che darà alle stampe ancora tre album ricchi di spunti interessanti sebbene non sempre riusciti. Il gruppo si scioglierà definitivamente nel 1992.

Qui in pratica si spegne la carriera discografica di McGeoch. Dopo alcune ulteriori collaborazioni con diversi artisti, e qualche tentativo abortito di mettere insieme una nuova band, si dedicò infine all'attività di infermiere. Morirà nel sonno nel 2004, all'età di 48 anni.

A citarlo come grande fonte di ispirazione sono stati, tra gli altri, The Edge, John Frusciante, Dave Navarro, Johnny Marr, i Radiohead.

Per ulteriori approfondimenti potete partire dalla pagina a lui dedicata su Wikipedia, o dalle note sul sito dei PIL.

Vi propongo una discografia minima:

Magazine: Real Life (1978)
Magazine: Secondhand Daylight (1979)
Magazine: The Correct Use of Soap (1980)
Visage: Visage (1980)
Siouxsie And The Banshees: Kaleidoscope (1980)
Siouxsie And The Banshees: Juju (1981)
Siouxsie And The Banshees: A Kiss in the Dreamhouse (1982)
The Armoury Show: Waiting for the Floods (1985)
Peter Murphy: Should The World Fail To Fall Apart (1986)
Public Image Limited: Happy? (1987)
Public Image Limited: 9 (1989)
Public Image Limited: That What Is Not (1992)

12 novembre 2008

Benedette ristampe! Magazine: Peel Sessions

Le Peel Session dei Magazine erano state già pubblicate alcuni fa nello splendido cofanetto Maybe It's Right To Be Nervous Now, comprendente 3 CD di cui uno completamente dedicato alle registrazioni effettuate ngli studi della BBC per il mitico programma del DJ londinese.

Il cofanetto in questione è però ormai da lungo tempo fuori catalogo e di molto difficile reperibilità, risulta perciò particolarmente gradita la pubblicazione di questo The Complete John Peel Sessions, che raccoglie tutti i 15 brani registrati in tali occasioni.

Howard Devoto, che aveva conquistato un certo successo con i Buzzcocks, formazione della prima ondata punk anglosassone, decise di abbandonarli nel 1978 e si diede da fare per fondare un nuovo gruppo.

Nacquero così i Magazine, che furono una sorta di "super-gruppo" al contrario, in quanto tutti i membri della band sono noti per aver poi militato in altre formazioni: il chitarrista John McGeoch (pilastro del post punk inglese e musicista influentissimo) suonerà nei Banshees di Siouxsie e nei PIL di John Lydon; il bassista Barry Adamson sarà più noto per i successi con i Visage di Steve Strange e per i dischi incisi con i Bad Seeds di Nick Cave, oltre che per la propria carriera solista; il tastierista Dave Formula suonerà, come McGeoch, nei Visage e poi nei Ludus.

I Magazine ebbero la sfrontatezza di mescolare l'attitudine e l'immediatezza del punk con strutture e soluzioni sonore che strizzavano l'occhio al rock progressivo degli anni '70, attirandosi dunque il disprezzo di molta critica e non riuscendo, nonostante il buon successo di alcuni singoli, a fare breccia nel cuore di una generazione che, nei primi anni '80, cercava coordinate ben riconoscibili e decisamente diverse.

Io invece li trovo assolutamente deliziosi, se non altro per l'originalità che li contraddistinse. Ma anche per le personalità dei musicisti, che emergono prepotentemente da canzoni indimenticabili come The Light Pours Out Of Me, o Shot By Both Sides o ancora le splendide Touch And Go e Permafrost.

Dopo tre album eccellenti, e un quarto album un po' meno fortunato, registrato senza McGeoch, i Magazine si sciolsero, lasciando liberi gli ex componenti di prendere le proprie strade. Le Peel Sessions raccolte in questo CD testimoniano, pur con qualche sbavatura, di una band dalle incredibili potenzialità e che avrebbe meritato maggiore fortuna.